MANTOVA. «Non abbiamo rilevato alcun aumento di fenomeni di autolesionismo tra bambini e ragazzi in questo anno di pandemia. Sono da evitare allarmismi su questo fronte, come pure occorre adottare molta attenzione quando si affrontano temi delicati e complessi come questo». Lo dice il primario di Neuropsichiatria infantile dell’Asst di Mantova, dottor Giuseppe Capovilla, quando gli chiediamo se davvero in questi mesi sono aumentati gravi disagi e comportamenti patologici tra ragazzi come, soprattutto nelle scorse settimane, è stato sostenuto da alcune fonti di stampa.
Il primario, che ha fondato il reparto che dirige al Poma, sottolinea che non sono state osservate correlazioni tra i lockdown, le limitazioni di movimento e di presenza scolastica (almeno per le superiori negli ultimi mesi) e patologie inerenti alla sfera neuropsichiatrica. «E voglio anche aggiungere che occorre molta attenzione e prudenza quando si parla di suicidi in età giovanile o infantile come mi è capitato di leggere in questi mesi – aggiunge – il rischio è quello di favorire l’emulazione».
Altra cosa è il più generico disagio (non patologico) che quest’anno di pandemia, con le relative restrizioni in fasi alternate, ha prodotto in molti giovani. Un osservatorio interessante è rappresentato dalla figura dello psicologo scolastico. «Occorre tener presente che gli effetti di questa situazione sugli adolescenti possono essere forme di disorientamento, di paura e di ansia, ma va tenuto conto anche che molti di questi elementi sono legati all’età». A parlare è la dottoressa Elisa Varotti, psicologa e psicoterapeuta che opera in alcune scuole (medie e superiori) del Mantovano, del Cremonese e del Parmense.
«La pandemia, in alcuni ragazzi e ragazze, ha rafforzato questo quadro tipicamente adolescenziale – spiega – francamente non ho riscontrato un aumento di richieste di colloquio in questo periodo. Sono numerose, ma a cambiare è la sensazione d’urgenza che gli interlocutori vivono e che dipende dalla condizione storico culturale con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Quando la pandemia finirà, saremo di fronte a una nuova normalità e occorrerà accompagnare i ragazzi. Il ritorno in aula, ad esempio, per qualcuno è stato faticoso sotto il profilo psicologico. Sono come in mare aperto e hanno bisogno è stabilità». —