Stradoni spiega perché pur avendo più abitanti abbiamo meno dosi di Cremona «Nel periodo dei tagli a noi solo un vassoio, a loro di più perché hanno due Asst»
mantova
Una differenza non da poco: il 14% a Cremona contro l’8% a Mantova. È questa la percentuale di vaccinazione anti Covid rispetto alla popolazione residente nelle due province che fanno capo all’Ats Val Padana. Tradotto in numeri Mantova (alla data del 15 marzo) ha finora somministrato 35.658 dosi contro le 49.343 del Cremonese, con una differenza di 13.685 vaccinazioni in meno.
Ma la disparità più evidente tra le due province è soprattutto nella distribuzione delle dosi agli ultra 80enni: Mantova è quota 4.578 (solo il 14% dei 33mila che ne hanno diritto) mentre Cremona è arrivata già a 14.494. Perché questa notevole differenza rispetto alla popolazione residente che vede Mantova (410mila) superare Cremona (360mila) di circa 50mila abitanti? Inoltre la nostra provincia nella classifica lombarda è terzultima, davanti solo a Sondrio e Lodi.
Mantova, in attesa dell’apertura del palasport Grana Arena prevista prima di Pasqua, con una capacità vaccinale prevista di un migliaio di somministrazioni al giorno, attualmente può contare su cinque punti vaccinali istituzionali: il Carlo Poma e gli ospedali di Asola, Borgo Mantovano, San Pellegrino e Suzzara. Cremona, invece, di presidi vaccinali ne ha sei: il punto Covid Fiera di Cremona (aperto l’ 8 marzo e arrivato a quota 7mila vaccinazioni), l’ospedale di Crema, la fondazione Rsa di Soncino, l’ospedale Oglio Po, il punto Avis di Casalmaggiore e la fondazione Rsa Aragona. In tutto l’area dell’Ats Val Padana (Mantova e Cremona) ha distribuito 85.001 dosi.
Dopo aver analizzato i numeri la Gazzetta di Mantova ha chiesto al direttore generale dell’Asst, Raffaello Stradoni, il motivo di questo ritardo.
Direttore, perché Mantova è così indietro rispetto a Cremona?
«A breve partiremo con il punto Grana Padano Arena e altri presidi nei comuni della provincia – mette le mani avanti il manager del Poma – attraverso questi riusciremo a recuperare il tempo perduto. Parlo di tempo perduto perché è noto a tutti che nelle settimane del 18 e 25 gennaio e del primo e 8 febbraio, non abbiamo vaccinato neanche una prima dose di Pfizer perché le forniture erano state tagliate e le scorte che avevamo messo da parte erano destinate alle seconde dosi».
Adesso la fornitura è tornata regolare?
«La promessa è di 4.600 dosi a settimana e questa settimana siamo finalmente tornati in equilibrio con metà ambulatori di prima dose e metà di seconde, ma le dosi non consegnate nelle quattro settimane di tagli sono circa seimila. E questa è una prima ragione della differenza tra Mantova e Cremona».
Certo, però anche Cremona avrà subito dei tagli...
«Noi siamo stati più penalizzati e mi spiego. Prima dei tagli arrivavano tre vassoi da 1.170 dosi ciascuno. Alla Ats Val Padana erano destinati sei vassoi, tre a Mantova e tre Cremona, che comprende anche Crema. Nelle settimane di riduzione della fornitura a Mantova è arrivato nell’ordine un vassoio, poi due, ancora due e poi tre. Cremona ha avuto meno tagli di noi perché la regola è che deve andare almeno un vassoio a ogni Asst e loro di Asst ne hanno due, Cremona e Crema. I tagli recenti hanno dunque inciso molto più su di noi che sugli altri. E parlo di Pfizer, perché su AstraZeneca siamo comparabili. Ma ora che la fornitura sta tornando regolare recupereremo la capacità vaccinale». —