Tredicenne si rivolge alla scuola e poi lo denuncia. Ora è a processo per pornografia minorile e adescamento di minori
TREVISO. Una serie di sms spediti ad una tredicenne di Treviso, conosciuta nei campi di basket, dove lui svolgeva il ruolo di arbitro, nei quali le chiedeva di mandarle foto osè. La ragazzina che per tre mesi riceve quegli inviti sul cellulare e, alla fine, travolta dalla vergogna per le richieste insistenti, si rivolge al centro di ascolto della sua scuola. Alla fine la denuncia dei genitori, informati del fatto dalla scuola, che fa scattare l’inchiesta della procura.
Sono questi a grandi linee gli elementi principali di un’inchiesta sfociata in un processo, iniziato martedì in tribunale a Treviso. Alla sbarra un arbitro di basket amatoriale, che vive nel comprensorio di Treviso, a processo per adescamento di minore e pornografia minorile.
L’uomo, un 30enne (difeso dagli avocati Barbara Vidotti e Matteo Moretto), è accusato di aver chiesto alla ragazzina (parte civile con l’avvocato Nicola Dotto) foto osè. Alla fine la ragazzina non mandò mai le foto spinte di sè all’arbitro ma con la sua denuncia ha fatto scattare una perquisizione nella casa del trentenne dagli apparati elettronici sono saltate fuori immagini un po’ più spinte di un’altra ragazzina, una quindicenne trevigiana, che non si è costituita parte civile nel processo, ormai sulle soglie della prescrizione, visto che i fatti risalgono al 2014.
È infatti sette anni fa che la ragazzina conosce nell’ambito sportivo il giovane arbitro. I due si scambiano i cellulari e tra marzo e maggio 2014 c’è una fitta corrispondenza di messaggi tra i due. Lui insiste, secondo l’accusa, perché lei gli mandi foto osè di sè. Lei non lo fa per pudore. Ma è proprio perché si vergogna di quelle richieste che ad un certo punto chiede aiuto al centro di ascolto della sua scuola.
Dalla perquisizione ordinata dalla procura, si scopre che l’arbitro ha foto osè di un’altra ragazzina.
Martedì il processo davanti al collegio, presieduto da Francesco Sartorio, ha rinviato l’udienza a fine aprile per l’indisponibilità di un giudice. Da parte sua l’arbitro, attraverso i suoi legali, respinge ogni accusa. L’inchiesta, inizialmente condotta dalla procura di Venezia, aveva visto il pm chiedere per due volte l’archiviazione dell’indagine per i fatti riguardanti la tredicenne, dal momento che tra i due non c’era stato nessun cambio di foto spinte ma alla fine il giudice delle indagini preliminari ha mandato a processo il trentenne su imputazione coatta. —
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