L’avventuriero a Trieste finisce a letto con la bella slovena Lenzica. E lascia il segno del suo talento nei libri conservati alla Biblioteca Civica “Attilio Hortis”
TRIESTE Un forestiero scende il 15 novembre 1772 alla Locanda Grande. L’ospite è molto di più che un disinvolto uomo di mondo: è Giacomo Casanova. Evaso dai «Piombi» sedici anni prima, lo scrittore quarantasettenne ha vagato in Europa in cerca di un impiego. Nei capitoli XXXIV e XXXV dell’autobiografia parla del soggiorno a Trieste dal 15 novembre 1772 al 14 settembre 1774, dove ricorre al suo savoir-faire con gli uomini al governo della città per fare qualche favore alla Serenissima. Convince i Consiglieri di Commercio ad allungare ad Udine il percorso della diligenza da Mestre, come chiede la Repubblica. Tenta di convincere i monaci armeni, che hanno aperto una tipografia a Trieste, a ritornare nel monastero dell’Isola di San Lazzaro. Realizza il colpo di genio quando informa gli Inquisitori che l’Austria intende aggirare i territori veneziani per il transito delle merci destinate alla Lombardia, risparmiando i dazi. L’informativa al Tribunale degli Inquisitori gli frutta un premio di cento ducati d’argento e uno stipendio di dieci zecchini.
A Trieste l’avventuriero ha lasciato il segno del suo talento nella Biblioteca Civica “Attilio Hortis”. Sei edizioni delle sue opere erano già nella «Pubblica Biblioteca Arcadica», nucleo originario della biblioteca di Piazza Hortis. Testimoniano il possesso dei suoi libri da parte degli influenti soci dell’Accademia, i quali se ne privano nel 1793 a favore della Biblioteca pubblica.
Per un editore goriziano Valerio de’ Valerj, Giacomo pubblica l’Istoria delle turbolenze della Polonia. Il suo peregrinare per l’Europa in cerca di un impiego, lo ha condotto nel 1765 alla corte del re Stanislao Poniatowski, dove ha raccolto documentazione per l’opera. La Biblioteca Civica ha ricevuto in dono i tre volumi pubblicati da Domenico Rossetti.
Tra gli esemplari sugli scaffali della Biblioteca civica il più singolare è un libricino anonimo dal titolo Lana caprina. Epistola di un licantropo indiritta a S. A. la signora principessa J. L. N. P. C. , stampata “In nessun luogo” nell’immaginario anno 1000700702! Giacomo Casanova vi si firma con il monogramma E. P., cioè Eupolemo Pantaxeno, il nome da affiliato all’«Arcadia» romana. Stampato in realtà a Bologna nel 1772, il pamphlet espone con ironica misoginia due teorie contrastanti sulle differenze emotive e intellettive tra uomo e donna. All’epoca tali caratteristiche erano attribuite all’utero che si credeva influenzasse l’umore e l'esercizio delle facoltà razionali. Ma è questione di Lana Caprina ammette Casanova, e l’espressione è giunta fino ai nostri giorni per indicare come la disputa gli apparisse priva di importanza. L’esemplare, giunto dalla «Pubblica Biblioteca degli Arcadi», è reso unico dalle correzioni su nove pagine in vista di una nuova edizione.
A Trieste Giacomo non cerca amicizie femminili, perché non può sostenere le spese di una relazione. Sono le donne che lo cercano per vie inattese. Fa così conoscenza con Lenzica, una ragazza al servizio di Rudolf Strassoldo. La giovane slovena si rifugia da Giacomo per evitare di trasferirsi a Vienna con il conte e poter far ritorno dalla sua famiglia. La necessità di nascondere la bella Lenzica e di proteggerla dall’amante che la cerca disperatamente, obbliga Giacomo a condividere l’unico letto della sua camera con lei. Anche il soggiorno a Spessa, ospite del conte Antonio Torriano di Valsassina, determina una sorpresa piacevole. La relazione con Sgualda, una giovanissima vedova, è causa di uno scontro con il ruvido ospite, e l’avventuriero si espone a sua difesa. A Trieste Giacomo frequenta il Teatro San Pietro e viene invitato a comporre a quattro mani con il poeta veneziano Zanetto Jacoviti, La forza della vera amicizia, una commedia pensata per il palcoscenico triestino, rappresentata a Gorizia nel giugno 1774. Le recite vengono interpretate dalla compagnia di Onofrio Paganini, di cui fa parte Irene Rinaldi, uno dei suoi amori milanesi, inaspettatamente ritrovata nel Litorale austriaco.
Undici anni dopo la partenza di Giacomo da Trieste, nel 1785, scoppia una crisi tra l’Olanda e Venezia per la libera navigazione sulla Schelda-Reno, il canale artificiale tra il Belgio e i Paesi Bassi. Casanova pubblica sul tema l’Exposition Raisonnée du Différent, qui subsiste entre les deux Republiques de Venise et d’Hollande. L’opera è composta da due parti, la prima delle quali giunge alla «Pubblica Biblioteca Arcadica», da uno degli Accademici, il vescovo Sigismund Anton von Hohenwart, mentre il Supplément, reca le note di possesso di Sebastiano d’Ayala, incaricato d’affari del Senato di Ragusa alla corte di Vienna.
Anche in quel periodo difficile Casanova non interrompe il rapporto con il mondo culturale triestino. Giuseppe de Coletti, direttore della Biblioteca, che ha fondato nel 1784 l’«Osservatore triestino», la prima gazzetta in italiano, pubblica sei suoi articoli dal 22 gennaio al 26 febbraio 1785
Quando il 14 settembre 1774 Giacomo ha notizia della grazia, scrive nell’autobiografia: “All’età di quarantanove anni mi sembrava di non dover sperare più niente dalla fortuna, che è amica esclusiva della giovinezza e nemica dichiarata dell’età matura”. Il suo talento di narratore e la sua fine psicologia introduce nei salotti di Trieste un nuovo tipo di scrittore, che ha come referente il pubblico col quale dialogare e al quale richiedere il riconoscimento della propria attività in termini di riscontro economico, indispensabile per vivere e scrivere in libertà. —
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