Diciannove opere in tutta Italia saranno finanziate con il “Recovery” (fondi europei), 27 miliardi complessivi di cui nove aggiuntivi, ma la Toscana non c’è. Eppure non mancherebbero nella nostra Regione le opere da finanziare, la Tirrenica su tutte. È una beffa, anche se c’è una sorta di “girone di ritorno”, perché ci saranno altri canali per trovare i soldi per i vari “lotti funzionali” (rispetto a quelli previsti per l’autostrada mancano il 3, il 4, il 5A, il 5B e il 6, a scendere da Rosignano a Tarquinia), per i quali le risorse saranno trovate volta per volta.
Un po’ come accade per la Grosseto-Siena, l’altra grande incompiuta che penalizza tutta la zona sud della Regione e che potrebbe essere una trasversale importante dal Tirreno all’Adriatico. Ma se i tempi sono quelli che si stanno impiegando per la E78, di cui mancano lotti importanti (dopo Civitella, dove ci sono da realizzare due ponti e una galleria e nella zona delle risaie, nel senese), non c’è molto da stare allegri. Eppure in ambienti vicini alla ministra delle infrastrutture, Paola De Micheli, c’è la convinzione che, già nel 2022, potrebbero essere aperti i primi cantieri. Chiaramente noi saremo lì, quel giorno, a documentare le prime “fettucce bianche e rosse”, magari nel tratto di Capalbio, il più pericoloso, fino ad allora avere qualche dubbio è lecito.
27 MILIARDI
Le diciannove opere hanno un valore complessivo di oltre 27 miliardi di euro, suddivisi in circa 22 per quelle che sono già in corso di realizzazione e circa cinque per quelle da iniziare o il cui progetto è in revisione. I dati sono frutto di un lavoro del centro studi dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) che chiarisce che 18 miliardi circa sono risorse sostitutive di fondi nazionali già disponibili perché previsti nei tendenziali di bilancio, mentre nove miliardi saranno risorse additive. Fra le opere già previste (in qualche caso anche da decine di anni) molte sono legate alla rete dell’alta velocità ferroviaria: il terzo valico Liguria-Alpi, la Palermo-Catania-Messina, la Verona-Brennero, la Napoli-Bari, la Torino-Lione, la Brescia-Verona-Padova e il potenziamento della Venezia-Trieste. Invece fra le nuove opere in progettazione o revisione ci sono la Roma-Pescara, la Orte-Falconara, la Salerno-Reggio Calabria, la Genova-Ventimiglia, la Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia e le opere di collegamento alla Verona-Brennero. Come si vede, in Toscana non c’è niente.
IL COMITATO E I TEMPI
Il capitolo infrastrutture del Recovery, terza missione del piano nazionale di ripresa messo a punto dal governo insieme al Ctv (Comitato tecnico di valutazione) seguendo le linee guida Ue, ha alcuni paletti, che hanno condizionato la scelta. Il principale è che le opere inserite devono essere completate e rendicontate entro tutto il 2026 e le opere ancora da progettare, nel nostro paese, impiegano anni prima di arrivare all’apertura dei cantieri. Già questo aiuta a capire perché la Tirrenica sia stata esclusa. Quindi si è preferito puntare su opere già iniziate o, comunque, a buon punto con la progettazione.
E LA TIRRENICA?
I soldi per la Tirrenica, in sostanza, ancora non ci sono. Ma saranno stanziati di volta in volta, al termine della progettazione e della separazione in lotti dei 187 km che ancora mancano. A spiegare a che punto siamo è Marco Simiani, maremmano e quindi direttamente interessato alla messa in sicurezza dell’Aurelia e responsabile nazionale infrastrutture del Pd, lo stesso della ministra Paola De Micheli: «Non mi va di raccontare sogni, il nostro territorio ha pagato anche troppo agli annunci. Però il decreto Milleproroghe del febbraio scorso ha stabilito che la concessione a Sat, che era fino al 2046, è sospesa e deve tornare ad Anas. Al momento è in corso una trattativa per quantificare l’indennizzo da corrispondere alle vecchia concessionaria che, qualora avesse realizzato l’autostrada, avrebbe avuto incassi da pedaggi.
È una partita decisiva, che si inserisce peraltro nell’operazione di cessione dell’88% di Autostrade per l’Italia (ora nelle mani di Atlantia, ndr) a Cassa depositi e prestiti e ai due fondi Blackstone e Macquarie. L’obiettivo è chiudere l’accordo entro i primi mesi del 2021». Quindi al momento la Tirrenica non è fra le opere finanziate dal “Recovery” e non è ancora certa di avere i soldi. «Non era possibile inserirla in quell’elenco, perché le regole ferree prevedono che siano terminate entro il 2026. E al punto in cui siamo, è impossibile. Però la Tirrenica è nell’elenco delle opere strategiche individuate dal governo nel settembre scorso e quindi c’è l’impegno di trovare i soldi necessari.
La stessa ministra De Micheli, in più di un’intervista, ha ribadito l’impegno a finanziarla, anche andando oltre al “Recovery”. È chiaro che non ci sarà un finanziamento unico, ma i lotti verranno “coperti” e apriranno i cantieri. La richiesta che arriva dal territorio è che si parta da Capalbio. Staremo a vedere». Ecco che si prospetta una situazione simile a quella della E78, la Grosseto-Siena, al momento realizzata solo a tratti, altro che Due Mari. Basti pensare che manca anche il collegamento fisico, visto che la galleria della Guinza, che consente di passare dal lato Tirreno al lato Adriatico, è finita allo stato grezzo, ma non è stata mai aperta al traffico. Iniziata negli anni ’80, è ferma dal 2004.
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