CORTINA D’AMPEZZO. Colpito da interdittiva antimafia della Prefettura di Napoli il Consorzio Stabile Marr di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, che aveva subappaltato i lavori, ottenuti dall’Anas sull’Alemagna, a una ditta del Consorzio. Si trattava del consolidamento di due ponti e il rifacimento della strada in altrettanti tratti della vecchia statale, uno a Valle di Cadore e l’altro più a nord, al ponte di Gotres, verso Cimabanche.
Si tratta di interventi previsti nel piano stralcio di Anas per i Mondiali di sci di Cortina, approvati nell’ottobre 2017, di ripristino e messa in sicurezza “per dissesto idrogeologico o per deficit strutturale/impiantistico”.
Il 71% delle quote del Consorzio Stabile Marr risulta controllato dalla società Lara Group srl, che risulterebbe, secondo gli inquirenti, riferibile “a soggetti appartenenti al clan camorristico Puca, egemone a Sant’Antimo, nella periferia orientale di Napoli, costituito a fine anni’80 da Giuseppe Puca luogotenente di Raffaele Cutolo e attivo nei settori dell’edilizia e degli appalti”. «In giugno abbiamo fatto un sopralluogo nel loro cantiere a Cimabanche», racconta Marco Nardini della Fillea Cgil di Belluno, «ma siamo stati allontanati dal capocantiere».
Si tratta della seconda interdittiva antimafia che riguarda ditte coinvolte nei lavori per i Mondiali di Cortina 2021. Per quanto riguarda la prima, quella che ha colpito la Garda srl di Mantova, la prefettura di Bologna sta valutando la posizione della Site spa, grossa impresa di Bologna che aveva sottoscritto dei contratti di distacco lavorativo con la Garda, a un esame degli inquirenti risultati irregolari.
Per altro la situazione di irregolarità nei contratti di lavoro, più volte denunciate dai sindacati, sono arrivate all’attenzione della prefetta di Belluno, Adriana Cogode, che ha promesso, nel corso di un incontro pubblico promosso dal Centro di documentazione ed inchiesta sulla criminalità organizzata in Veneto, un monitoraggio più serrato.
Di questi giorni un altro caso nei cantieri dell’Alemagna. È quello della Edilerica, che sta eseguendo, da ottobre, i lavori di restauro e di recupero di due case cantoniere, una a Peaio di Cadore e l’altra ad Acquabona, alle porte di Cortina, dove i lavoratori – gli unici che hanno continuato a lavorare all’aperto anche nei giorni di freddo più intenso – non hanno ancora visto né le buste paga né i contratti di lavoro e i pagamenti sono in ritardo. E per altro non hanno il pranzo pagato, ma devono portarselo da casa. La ditta avrebbe problemi anche con i fornitori, che non accettano di anticipare il materiale. «Si tratta di uno dei frutti amari delle gare fatte al massimo ribasso», sottolinea Marco Nardini. –
