Il paziente aveva 85 anni, il fatto accaduto cinque anni fa. Per il pm la caduta fu concausa della morte, per il giudice no
FERRARA. Morì un mese dopo essere caduto dal letto di ospedale dove era ricoverato, un fatto accaduto 5 anni fa: ieri sul caso, dopo lunga inchiesta e intricato processo, il medico accusato di omicidio colposo, in servizio la notte della caduta nell’ospedale privato Quisisana della città, è stato assolto.
PM CHIEDE LA CONDANNA
Assoluzione con la formula riconducibile all’insufficienza prove, decisa ieri dal giudice Silvia Marini che non ha accolto le tesi della procura (il pm Ciro Alberto Savino aveva chiesto la condanna a 6 mesi), mentre ha fatto sue le argomentazioni difensive dell’ospedale Quisisana e del medico, assistito dall’avvocato Claudio Pelà, che ha sempre sostenuto che cure e assistenza del paziente anziano rispettarono i più rigorosi protocolli di sicurezza.
L’anziano, Franco Mantovani, 85 anni, ferrarese, era un paziente non autosufficiente e per questo motivo erano state adottate per lui tutte le precauzioni medico assistenziali: sia di giorno, seduto, con fasce di contenimento alla poltrona, che di notte, sul letto con sponde. Ma quella del 15 maggio 2015, cadde dal letto, dalla parte in cui non era posizionata la sponda, si fratturò il femore e un mese dopo, per complicazioni sopraggiunte, morì. Per la procura caduta e frattura erano da considerarsi concausa alla morte, visto che l'anziano aveva comunque patologie pregresse importanti.
E dopo la sua morte, la famiglia (costituita parte civile con l’avvocato Sandro Gabellone) decise la cremazione della salma e pertanto nell’inchiesta e al processo, mancava la prova principe dell’autopsia. I medici-legali della procura, pur in assenza dei risultati sulle esatte cause della morte, hanno sempre sostenuto essere una concausa del decesso la frattura del femore: per questo motivo, la procura aveva chiesto e ottenuto il processo per il medico di turno della notte della caduta, per la mancata vigilanza e controllo. Poiché, aveva sostenuto l’accusa, il paziente avrebbe dovuto essere protetto e assistito nel modo più adeguato alle sue condizioni di non autosufficiente.
IL PROBLEMA CADUTE
La difesa della Quisisana e del medico sotto accusa, hanno invece argomentato contro l’accusa portando in aula testimoni e medici legali e sopratutto tecnici del settore che hanno sottolineato quanto il problema delle cadute dei pazienti dai lettini sono una vera emergenza e che tutti gli ospedali sono organizzati per l’assoluto rigore di protocolli strettissimi. Come accadde in questo caso. Ora spiegano gli addetti del processo (pm e avvocati), occorrerà attendere le motivazioni del giudice per capire il perché dell’assoluzione.-
Daniele Predieri
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