Prima la cerimonia in moschea, poi l’omaggio degli amici. Il padre: «Me lo ridanno dopo 17 giorni, non c’è più cuore»
CAVRIAGO. Giorno di lutto cittadino, oggi, per l’ultimo, accorato saluto a Youness Lakhdar, il ragazzino di appena 12 anni, investito e ucciso da un furgone a Celle il 4 dicembre. «Sono passati 17 giorni – mormora con la voce rotta il padre, Moustafa – diciassette lunghissimi giorni per riavere il mio bambino. Io credo che la gente non abbia più cuore».
Ma oggi quella famiglia annientata dal dolore – papà, mamma, un fratello di un anno più grande e lo zio – potrà riunirsi, sostenuta anche dalla forte partecipazione di tutta la comunità. Il Comune, infatti, ha dichiarato il lutto cittadino: le bandiere sugli edifici pubblici saranno a mezz’asta, i negozi, a partire dalle 16, abbasseranno le serrande, il paese resterà in silenzio per un minuto, alla stessa ora, per ricordare quella vita spezzata.
I funerali di Youness, a cura delle onoranza funebri Cuprum, verranno celebrati nella grande moschea di via Flavio Gioia a Reggio alle 14,15. La salma partirà dal cimitero di Coviolo poco prima. Poi il rito in moschea e a conclusione, verso le 15,15, la partenza per Cavriago. L’auto che trasporterà la bara bianca del ragazzo, un bambino gioioso e solare, bravo a scuola (frequentava la seconda media alle Galileo) e appassionato di calcio, sosterà per pochi minuti davanti alla casa dei Lakhdar in via Spato, poi proseguirà per piazza Zanti per ricevere il saluto di altri amici del padre quindi arriverà al campo di gioco Pratina, in via Quercioli, dove ad attendere Youness, ci saranno i compagni di scuola e i ragazzi del calcio che hanno preparato palloncini colorati e grandi cartelloni per accogliere l’amico come si deve e sopratutto per manifestargli, tangibilmente, il vuoto che ha lasciato. Alle 16 il corteo ripartirà per il cimitero del paese dove la bara sarà inumata nell’area destinata ai riti islamici. E il sipario calerà.
Youness quel giorno maledetto è uscito di scuola e invece di far ritorno a casa se n’è andato a piedi a Reggio Emilia. Chissà perché, chissà cosa voleva fare. Ha imboccato la via Emilia, con lo zaino blu di scuola in spalla, ha camminato e camminato, per più di cinque chilometri, fino a incontrare il suo destinato a Cella. Un furgone l’ha preso in pieno, poco prima delle 15, sbalzandolo, scaraventandolo di lato, lasciandolo immobile sull’asfalto. E mentre l’ansia e l’allarme dei genitori che lo attendevano a casa cresceva ogni minuto e parallelamente montava la mobilitazione generale, lungo la via Emilia la vita si era fermata. Per omicidio stradale è sotto inchiesta un autotrasportatore di 34 anni, di origini ucraine.