Mai fino ad ora era successo che due emergenze si verificassero insieme da un capo all’altro della dorsale. È capitato ieri mattina, dove tra le 10 e le 11 ci sono state due urgenze ostetrico-ginecologiche.
modena Di partorienti portate d’urgenza in ospedale ce ne sono state diverse in questi anni in Appennino, dopo la chiusura il 5 ottobre 2017 del Punto nascita di Pavullo. Alcune in ambulanza, altre in elicottero. Ma mai fino ad ora era successo che due emergenze si verificassero insieme da un capo all’altro della dorsale. È capitato ieri mattina, dove tra le 10 e le 11 ci sono state due urgenze ostetrico-ginecologiche.
La prima Pieve nel borgo di Sant’Andreapelago, dove una giovane madre italiana ha accusato improvvisamente le doglie: l’allarme ha portato sul posto ambulanza, medico ed elicottero 118 da Pavullo, che ha provveduto al trasferimento in volo al Policlinico. Qui la situazione alla fine si è rivelata meno precipitosa del previsto: che sia stato o meno per lo sconquasso, la bimba in attesa di venire alla luce ha pensato di starsene ancora un po’ nella pancia della mamma ed è nata solo in serata. Tutto bene: parto senza complicazioni.
La seconda emergenza si è verificata a Serra, dove una 26enne nigeriana che abita nel capoluogo sulla Giardini nord ha accusato più o meno nello stesso momento l’imminenza del parto. Sul posto i volontari dell’Avap, che con medico 118 a bordo l’hanno condotta a sirene spiegate all’ospedale di Sassuolo. Dove poi anche qui il travaglio si è prolungato: a ieri pomeriggio doveva ancora esserci la nascita. Chiaro che l’accaduto non fa che rilanciare il dibattito sulla riapertura del Punto nascita di Pavullo, su cui la Regione ha preso l’impegno a sottoscrivere un protocollo sperimentale con il ministero della Salute per un ripristino. Ma con l’emergenza Covid le cose stanno andando per le lunghe.
Va da sé che entrambi i casi di ieri potevano essere tranquillamente gestiti all’ospedale di Pavullo nel reparto che c’era una volta. Senza che le giovani madri dovessero subire un allarme come quello che c’è stat. E va ricordato peraltro che veniamo da giorni in cui è nevicato parecchio: fosse successa la stessa cosa, come si sarebbe proceduto con ambulanza in difficoltà per la strada sporca ed elicottero che magari non riusciva a volare?
«Non è possibile assistere a situazioni del genere - sottolinea Maria Cristina Bettini del comitato Salviamo l’ospedale di Pavullo - il Punto nascita va riaperto senza teatrini politici. È inaccettabile che la Regione si trinceri ancora dietro questo fantomatico protocollo sperimentale da siglare con il Ministero quando è la Regione che ha in capo la gestione di tutta la politica sanitaria. E può quindi programmare la riapertura di Pavullo in base ai criteri di deroga per la situazione oro-geografica del territorio già previsti dalle leggi in vigore. È una questione di volontà. La stessa con cui la Regione mantiene aperto il punto nascita di Mirandola pur essendo scaduta la deroga biennale concessa a fine 2017».
Dalla Bettini però anche una bacchettata ai sindaci del territorio: «Il punto cardine della questione è la revisione del Pal 2011 che ha declassato l’ospedale di Pavullo: solo cambiando quei criteri si può riqualificare la struttura, così impoverita oggi da non avere neanche il ginecologo di notte. Figuriamoci il Punto nascita. Il 6 ottobre ho scritto una lettera a tutti i sindaci e al presidente dell’Unione per chiedere questo. E non ho ricevuto nessuna risposta. Se non interessa ai sindaci, tantomeno si muoverà la Regione». —
D.M.
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