Non solo per cat lover, Gli Aristogatti compiono 50 anni: curiosità sul classico film d'animazione, l'ultimo progetto voluto e curato da Walt Disney 

Si spalanca sempre un sorriso quando pensiamo a Gli Aristogatti, il mitico film d’animazione realizzato dalla Walt Disney Production che battezzò il suo esordio nei cinema americani nel Dicembre 1970.

Ambientata nella Parigi del 1910 (terzo film Disney in cui la Francia è il luogo della storia dopo Cenerentola, 1950, e La Bella Addormentata nel Bosco, 1959), la pellicola racconta una vicenda che è ormai entrata nei nostri cuori: quando un’anziana ed eccentrica milionaria decide di lasciare tutta la sua eredità ai suoi gatti – Duchessa e i suoi splendidi tre cuccioli Minou, Matisse e Bizet – il suo cameriere Edgar, tanto perfido quanto maldestro, progetta di liberarsi di tutti i felini per intascarsi tutti i beni. Una volta scoperto il piano, sarà Romeo, un gattone scavezzacollo accompagnato dalla sua band di jazzisti (come dimenticare il motivetto: “Tutti quanti vogliono fare il jazz!”), a salvare Duchessa e i suoi piccoli.

Gli Aristogatti
Gli Aristogatti
Gli Aristogatti
Gli Aristogatti

Ultimo progetto cinematografico approvato da Walt Disney in persona, nonché primo realizzato dopo la sua morte (1966), Gli Aristogatti fu un successo clamoroso, capace di trasformare i 4 milioni di dollari di spesa nei quasi 56 di incasso. Diretto da Wolfgang Reitherman, il film nacque dopo una lunga e tumultuosa progettazione che iniziò quasi nove anni prima del debutto in sala, il 9 dicembre 1961. Fu in quel giorno che Walt Disney incaricò il produttore dell’azienda Harry Tytle di contattare Tom McGowan, un noto regista di film con protagonisti gli animali, per realizzare un live-action. McGowan non ci mise molto a scrivere l’idea iniziale (sostanzialmente scrisse un libro per bambini con protagonista un maggiordomo e una cameriera che tentavano di eliminare, tra gag e impietosi fallimenti, i gatti di casa). Tytle e McGowan integrarono questa idea con quella scritta (in un volume) da un altro autore, Tom Rowe. 

Gli Aristogatti
Gli Aristogatti

Una volta completata la storia (agosto 1962), un dipendente dalla Disney bocciò in toto il lavoro e lo rimandò indietro. Ma quando Walt Disney in persona ci mise gli occhi sopra lo promosse con entusiasmo. Tutto procedette per il verso giusto fino al giugno 1963, quando Tom Rowe si lamentò per alcuni tagli voluti dallo stesso Disney. Si litigò, parecchio. E, tra minacce e feroci scontri, tutto si stoppò per qualche mese. Lo scenario cambiò quando si decise di realizzare non più un live-action (in due episodi) ma un film d’animazione. Era l’agosto 1963, la macchina si rimise in moto. Il lavoro fu ricominciato da capo e riprese nel maggio 1964. Non procedeva spedito e la morte di Disney fermò ancora la realizzazione. La nuova direzione tolse il progetto a Tytle, e lo assegnò a Reitherman. Quest’ultimo cancellò la cameriera-complice di Edgar, Elsa. Il risultato finale è il film che tutti quanti conosciamo.

Gli Aristogatti
Gli Aristogatti

Una pellicola che ancora oggi rappresenta il testamento simbolico di Walt Disney, quel “creatore di personaggi – come osservò il critico Gianni Rondolinoche ha costituito, nel bene e nel male, il punto di riferimento artistico e produttivo dei disegni animati di largo consumo”. Divertente e splendidamente colorato (nel 2013 è stato restaurato), Gli Aristogatti sono “un grande piacere per tutta la sua durata – come scrisse il New York Timesgradevolmente condito di canzoni e guarnito da una delle più divertenti jam session mai viste, eseguita da una banda di scalcinati bohémien capeggiati da Scat Cat”.

Già, la banda di Scat Cat: indimenticabile. E, a tal proposito, ci piace chiudere con le parole della Professoressa Anna Antonini, docente di Didattica dell’immagine e della comunicazione presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Trieste: “quella banda è un inno alla mescolanza razziale, prima ancora che un campionario di stereotipi etnici. Parigi è piena di transfughi e rifugiati, di artisti in cerca di ispirazione ed emigrati dai posti più disparati e il modo più efficace per descriverli è attraverso gli accenti o alcuni tratti fisici peculiari. Il gatto russo, quello napoletano, il cinese e l'americano hippy e svaporato sono descritti sì in modo comico ma anche molto positivo e vivace: loro sono gli eroi che vanno in soccorso di Duchessa, loro sono i portatori di valori come la solidarietà e l'amicizia”.

In quei gatti, in quegli animali, c’è tutto il meglio dell’essere umano.