Avete visto L'Isola delle Rose su Netflix? Se non lo avete ancora fatto, dovete. Oltre a raccontare un'incredibile storia vera, il film fotografa lo spirito del tempo in maniera molto efficace (gli anni del boom economico, i favolosi '60) . Detto questo, forse vi siete chiesti se nel mondo esistono altre micronazioni o ministati come quella creata dal giovane ingegnere bolognese Giorgio Rosa. Ne esistono eccome, più di un centinaio sparsi nel mondo, un microcosmo in cui c'è spazio per tutto: antagonisti, agitatori politici, libertari, provocatori, anarchici e burloni. Sono perlopiù territori autoproclamatosi indipendenti, in moltissimi casi nati da iniziative personali o ristrettissimi gruppi di persone con la pretesa, pressoché mai soddisfatta, di essere riconosciute da governi e organizzazioni internazionali come l'ONU. 

Un boom avvenuto negli anni Sessanta e Settanta, risultato dello spirito libertario e antagonista che ha caratterizzato quella porzione di secolo. Ma gli intenti di chi ha deciso di fondare un nuovo stato, in contrapposizione a qualcosa o qualcuno, sono sempre attuali: la libertà di dare vita ad una nuova società in contrapposizione a quelle che già esistono. 

Qui sotto ve ne raccontiamo cinque: dal Principato di Sealand, una piattaforma al largo della costa inglese occupata fin dal 1967 alla Città Libera di Christiania, il quartiere parzialmente autogovernato di Copenaghen. Dal nostro Principato di Seborga alla Repubblica di Molossia nel deserto del Nevada fino alla più recente proclamata tra Croazia e Serbia. Il mondo delle micronazioni è una galassia pittoresca che merita di essere approfondita. Nel caso la guida Micronations della Lonely Planet, con le bellissime fotografie del francese Leo Delafontaine è una delle più affascinanti ancora in commercio.

Le 5 micronazioni più famose da visitare prima che vengano rovesciate (o muoiano i fondatori)

1. Christiania, Copenaghen



La micronazione di Christiana, costituita da circa 850 persone nel centro di Copenaghen (34 ettari di terreno all’interno del sobborgo di Christianshavn) è tra le più famose e visitate al mondo. Fondata nel 1971 come una comune hippie in segno di protesta contro il governo danese, alla micronazione di Christiana è stato concesso dalle autorità lo status di suolo autogestito basato sul principio dell'autodeterminazione e della proprietà collettiva. I residenti hanno allestito sul terreno di una ex fabbrica una cittadina di vere e proprie case, gallerie d’arte, locali per la musica e altri edifici dove non ci sono macchine e forze dell'ordine. 

Ma la principale peculiarità di Christiania è quella di essere stata un «porto franco» per la vendita di cannabis con il commercio tollerato dalle autorità fino al 2004 e il tentativo successivo di normalizzare lo stato giuridico della comunità che ha portato ad incursioni della polizia nei negozi e scontri. Il quartiere venne poi temporaneamente chiuso dai residenti nell’aprile del 2011 e soltanto successivamente riaperto al pubblico. Sul sito ufficiale del turismo di Copenaghen c'è questa avvertenza: «Non recatevi a Christiania se non siete adatti e di mente aperta: se siete germofobici, se non siete una persona che ama l’arte di strada, i negozi di seconda mano, l’arte hippy. Qui troverete anche molta più spazzatura per strada rispetto alle altre parti di Copenaghen».

2. Principato di Sealand, UK


Questo ex avamposto militare al largo del Regno Unito, è uno dei microstati più longevi. Paddy Roy Bates, ex militare inglese, conduttore radiofonico e radiomatore, con moglie e amici ha occupato questa struttura artificiale creata durante la Seconda Guerra Mondiale in acque internazionali al largo di Ipswich nel 1967. Poi nel 1987, le acque sono diventate territoriali britanniche, ma Bates e gli altri non se ne sono mai andati. La storia di Sealand ha alcune analogie con L'Isola delle Rose con i tentativi della Corona britannica di rovesciare i dissidenti con tanto di assalti in elicottero, ostaggi di cittadini tedeschi, radio e hosting di siti pirata. Bates si autoproclamò monarca, e nella breve storia del Principato dovette gestire anche un colpo di Stato. Nel 1978 mentre il Principe si era allontanato dall'isola, il suo primo ministro organizzò un golpe col progetto di trasformare lo stato in un hotel di lusso. Con altri uomini tenne addirittura in ostaggio il figlio del monarca. Bates però fece ritorno sull'isola con un manipolo di mercenari e un elicottero d'assalto e catturò i ribelli. Per visitarla dovete acquistare una carta d'identità o un titolo nobiliare (tutto in vendita sull'e-shop del sito ufficiale che accetta ogni carta di credito).

3. Principato di Seborga, Italia

Questo piccolo principato si trova in pieno territorio italiano - in Liguria, nella provincia di Imperia - e ha una storia davvero curiosa, essendo il prodotto di un’omissione clericale accidentale durante il movimento dell’Unità italiana avvenuta negli anni Sessanta dell’Ottocento. L’unificazione del Paese prevedeva la scrittura di un trattato nel quale veniva deciso quali stati italiani sarebbero diventati il ​​Nuovo Regno d’Italia e quali sarebbero stati restituiti alla Francia. Secondo i fondatori Seborga venne accidentalmente esclusa dalla lista, affermano quindi di essere rimasti indipendenti dal Regno d’Italia nel 1861 e dalla Repubblica Italiana formatasi dal 1946. Tale annessione è da considerarsi «unilaterale e illegittima»: questo si legge nelle formali pagine web del Principato che durante gli anni Sessanta aveva stabilito la sua indipendenza. 

Il Principato di Seborga, con un Principe, un Consiglio della Corona e un corpo di Guardia del Principato, ovviamente non è riconosciuto né a livello internazionale né dallo Stato italiano, ma questa peculiarità lo ha reso molto interessante per i molti visitatori attratti dall'aurea eccentrica del sedicente principato. Ha una moneta, «il luigino», che può essere utilizzato nei suoi esercizi commerciali e che ha un valore comparabile a circa 6 dollari ed è apprezzata anche dagli appassionati di filatelia perché emette francobolli e persino targhe automobilistiche. 

4. Repubblica di Molossia, USA

È la micronazione di Kevin Baugh è la sua storia sembra uscita da una penna piuttosto fantasiosa. Molossia deriva dalla parola spagnola morro e significa piccola collina rocciosa. Qui Baugh è il leader unico e maximo di questa arida lingua di terra nel deserto del Nevada. L’intera Repubblica è formata da una piccola casa nota come il Palazzo del Governo, dove Baugh vive con la sua famiglia ed i suoi cani, e dal terreno circostante. Completamente al di fuori della giurisdizione degli USA, Molossia non paga le tasse allo stato centrale e possiede una sua moneta che viene stampata su fiche da poker. La valuta si chiama Valora, è suddivisa in 100 futtrus ed è ancorata al valore relativo della pasta biscotto Pillsbury. Ma questa è solo una delle cose eccentriche partorite dalla mente del Baugh. 

Durante i primi anni Novanta, il territorio era conosciuto come Grande Repubblica di Vuldstein, ma nel 1999 è stata costituita la Repubblica di Molossia, con Baugh al timone in qualità di Presidente. Nel frattempo la Repubblica di Molossia è apparsa in un fumetto giapponese, in una web serie, ha chiesto il riconoscimento al governo degli Stati Uniti, ha vietato spinaci, lampadine a incandescenza, tabacco e pesce gatto e ha pure dichiarato guerra alla defunta DDR. Kevin Baugh ha riempito il suo ampio giardino di opere d'arte e strane costruzioni, e se volete passare un pomeriggio spassoso vi mette anche il timbro sul passaporto, ma non accetta domande di cittadinanza. Ah, Molossia si considera in guerra con la ex DDR, la Germania dell’Est. Fa nulla se non esiste più. 

5. Liberland


Nella galassia delle micronazioni è la più recente: è stata proclamata il 13 aprile 2015 dal politico e attivista libertario ceco Vít Jedlička e rivendica una piccola porzione di terra, 7 km quadrati, contesa sulla riva occidentale del Danubio, al confine tra la Croazia e la Serbia. Lo scopo dichiarato del fondatore - economista e politico - è quello di creare una società in cui i giusti possano prosperare con regolamenti e tasse statali minime. In pratica uno Stato senza un apparato di governo, che si fonda sulla libertà individuale e la proprietà privata.

Più volte arrestato in Croazia, Vít Jedlička è diventato un eroe per migliaia di libertari che vedono in lui un visionario. Di recente ha dichiarato che le democrazie del mondo sono schiacciate dalla burocrazia, al punto da soffocare le azioni del singolo cittadino. Resosi conto che la via elettorale non è possibile, perché qualsiasi sua iniziativa verrebbe assorbita dal sistema, Jedlička ha deciso di fondare un proprio Stato. «Per molto tempo ho lavorato per ridurre la pressione fiscale in Repubblica Ceca, poi all'improvviso mi sono reso conto che sarebbe stato più facile fondare un nuovo Paese piuttosto che sistemarne uno esistente». Se l'idea di far parte dei 400.000 cittadini dell'isola vi stuzzica potete compilare la domanda di cittadinanza sul sito ufficiale. Non ci sono ancora infrastrutture (il fondo è sabbioso ed è spesso inondato dal Danubio), ma possiede un proprio sistema monetario (nonostante sia incitata la libera circolazione di moneta senza restrizioni) basato sui «merits». 

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