Scendono a Dolo e a Venezia, crescono a Mestre, Mirano e Chioggia: ma il saldo è negativo. Aumenta la diffusione del Covid nella comunità che a novembre ha registrato le code ai seggi
VENEZIA. Chi credeva che il lockdown avrebbe fatto volare le cicogne dovrà ricredersi. Sarà il calo della libido durante la quarantena, come ipotizzato da psicologi e andrologi; sarà la crisi economica. O, semplicemente il crollo demografico, che da anni prosegue senza sosta.
Il risultato è che nei primi undici mesi dell’anno gli ospedali dell’Usl 3 hanno registrato l’ennesimo brusco calo delle nascite: 73 in meno rispetto a quelle contate l’anno scorso. Come è normale che sia, con la chiusura del punto nascite, crollano i numeri al Covid hospital di Dolo, che nell’ultimo anno ha ascoltato i gemiti di appena 219 bebè: 270 in meno rispetto al 2019.
E scendono le nascite anche al Civile, complice lo spopolamento del centro storico: quest’anno sono state 308 le nascite. Il crollo delle cifre a Dolo ha come immediato effetto l’aumento nei vicini ospedali di Mestre, Mirano e, in parte, Chioggia, pur se con cifre che non bastano a spiegare i numeri in picchiata della struttura della Riviera. L’ospedale Dell’Angelo si conferma il polo principale per l’Usl 3, con 1.799 nati (+50), pari quasi alla metà di tutti i “nuovi” bebè del territorio.
Ma l’incremento principale (+163) si registra all’ospedale di Mirano, il più vicino a quello di Dolo, dove nel 2020 sono nate 913 nuove vite. Infine, cresce lievemente anche Chioggia, con 480 nati (+16). I numeri sono stati forniti ieri dal direttore generale dell’Usl 3, Giuseppe Dal Ben. Nota positiva nell’anno più nero della storia contemporanea, in Occidente. E quindi il pensiero vola immediatamente al Covid.
In un’Italia sempre più cosmopolita, lo è anche la configurazione attuale dei contagi che, nel territorio dell’Usl 3, nell’8% dei casi sono riferiti a cittadini stranieri. Era stato così nei mesi scorsi, con il focolaio (ora esaurito), divampato all’interno della comunità bengalese, in larga parte tra i lavoratori di Fincantieri, quasi sempre di ditte in appalto. È diverso ora, con una totale riconfigurazione delle percentuali, che adesso è tutta a favore (o a sfavore) dei moldavi. Del totale degli stranieri residenti nell’Usl 3 positivi al Covid, quattro su dieci sono infatti di origine moldava.
E il pensiero non può non andare alle lunghissime code viste a novembre, a Mestre, in occasione dell’elezione del presidente moldavo. Spiega un operatore del drive through di piazzale Giustiniani di Mestre: «Quando viene qui una badante o una colf di origine moldava, non chiediamo nemmeno se ha la prescrizione medica e procediamo subito con l'esecuzione del tampone. Il rischio è troppo elevato, trattandosi di persone che lavorano a stretto contatto con gli anziani».
Nel grafico dei contagi, subito dopo i veneziani di origine moldava si collocano gli ucraini (23%), seguiti dai rumeni (14%) e dagli albanesi (9%). Solo a questo punto, tornano i bengalesi (8%). —
l.b.