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Che fine faranno i lavoratori dei Servizi forestali alla scadenza, il prossimo 31 dicembre, della convenzione tra Regione e Veneto Agricoltura?
«Non lo so», risponde Alberto Negro, «so, però, che tutti sono desiderosi di rimanere in capo al nostro ente, per come ha saputo gestirli, garantendo loro dignità ed efficienza».
Negro è il Commissario straordinario dell’Agenzia regionale, e ieri, all’Hangar in Cansiglio, l’ex base missilistica Nato trasformata nel 2018 in moderno centro polifunzionale, ha tenuto la sua ultima conferenza stampa.
Il Commissario ha illustrato la grande mole di lavoro svolto nell’ultimo biennio in Cansiglio da Veneto Agricoltura, d’intesa con la Regione. Ma lascia, il prossimo 31 dicembre, con un grave problema, quello del personale, 900 addetti, di cui la gran parte dei Servizi forestali.
Gli oltre 600 forestali resteranno in capo a Veneto Agricoltura?
«Non so se la Regione pensa ad un altro modello gestionale, per far partire il quale, tuttavia, ci vorrebbero almeno due anni. Intanto incombono i lavori post Vaia e post emergenze varie. Io ho già sollevato il problema con chi di competenza in Regione, non ho ricevuto risposta».
Evidentemente perché aspettano il nuovo commissario. Sarà Marina Montedoro, presidente dell’Associazione Colline Unesco?
«Non lo so, questo nome lo sento ora da lei...».
Disponibile ad accettare gli orientamenti del vertice regionale.
«Anche, ma soprattutto disponibile a lavorare 7 giorni su 7, 25 ore al giorno, forse anche 26. Sappia, chi mi sostituisce, che non disporrà di un’ora di ferie. E che se sbaglia, pagherà di persona, col proprio patrimonio personale».
È anche vero che il Commissario di Veneto Agricoltura, con i 144 mila euro l’anno, è fra i dirigenti più pagati.
«Io non mi sono mai lamentato. Però ho dato più del massimo».
Perché si parla di “modello Cansiglio” per il post Vaia?
«Dopo un anno abbiamo ripulito il bosco di tutti gli schianti. A due anni di distanza abbiamo portato via 45 mila metri cubi di legname, comprese le piante cadute a seguito di altre nevicate o raffiche di vento».
È successo anche altrove.
«No, in tanti casi i boschi sono stati lasciati in capo ai Comuni. Il legname è finito in Cina, a sottoprezzo. E una buona parte dell’area rimane com’era, dopo due anni».
State reimpiantando il bosco che manca?
«Con l’Università di Padova abbiamo una collaborazione da 900 mila euro perché quell’ateneo sta studiando dove e come ricostruire il bosco. Oggi, infatti, dobbiamo mettere a dimora le piante della foresta fra 50, forse 80 anni. Come sarà il clima in futuro? Quali sono gli alberi più adatti? E la rigenerazione naturale? Ce lo diranno gli esperti. Altrove non lo si è fatto».
Le contestano di non aver ridato in concessione il rifugio sant’Osvaldo al centro della Piana, chiuso da anni.
«Fermo. Ho presentato a suo tempo un progetto a Zaia. Avevo già eventuali investito interessati alla ristrutturazione e alla gestione. Ma lo scorso febbraio, in Regione, la struttura mi ha detto di aspettare perché c’erano le elezioni; ora non ne so più niente».
I sindaci del territorio lamentano da tempo che siete poco concertativi.
«I sindaci sanno solo chiacchierare. Un esempio? Il Comune di Tambre da 6 anni ha a disposizione 200 mila euro per strutturare una pista di fondo con tanto di irrigazione, che servirebbe anche al golf. È tutto fermo perché non riescono a trovare 50 mila euro per il progetto. Noi in due anni abbiamo investito in Cansiglio un milione».
Vi rimproverano, i sindaci, di non riuscire a provvedere ai parcheggi.
«Altolà. Abbiamo incaricato una società a studiare e realizzare un programma di aree di sosta. La stessa provvederà a gestirle. Penso già dalla prossima estate».
Quindi in Cansiglio si entrerà pagando il pedaggio.
«Come già in tanti parchi».
La Val Montina, a Perarolo di Cadore, è un parco wilderness, da voi gestito. Quando sarà pronto?
«L’avremmo già inaugurato se non ci fosse stato il covid. Abbiamo ristrutturato un rifugio e costruito un ardito ponte tibetano. Una meraviglia. La concessione ce l’ha una società della Coldiretti di Belluno».
Voi gestite anche la Foresta di Malgonera, in Agordino.
«La Foresta, in Comune di Taibon, diventerà un laboratorio a cielo aperto per lo studio delle dinamiche naturali che si instaurano sulle piante del bosco colpite da gravi eventi meteorologici. Vi stiamo investendo 800 mila euro. Anche per la strada». —
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