Nonostante l'individuazione dei vaccini contro il coronavirus, per tornare alla vita normale condotta fino allo scorso febbraio bisognerà aspettare almeno un altro anno e mezzo. È questa la fosca previsione fatta da Bill Gates che, insieme alla moglie Melinda, ha annunciato la donazione di altri 250 milioni di dollari a sostegno della ricerca lo sviluppo e l'equa distribuzione di tutti gli strumenti salva-vita contro Covid-19.
I Gates hanno donato finora alla causa medica 1,75 miliardi di dollari ma la battaglia contro il nemico invisibile, per loro stessa ammissione, pare ancora lunga. "Entro l'estate del 2021 - ha spiegato il fondatore di Microsoft - i Paesi ricchi avranno la copertura maggiore del vaccino, più di ogni altro, così potranno tornare alla normalità, ma il virus resterà in larga parte del pianeta". Per questo motivo, secondo Gates, le persone saranno costrette a indossare ancora a lungo la mascherina di protezione perché "c'è sempre un rischio di nuova infezione". Se non ci saranno imprevisti il fondatore di Microsoft ipotizza che "saremo in grado di esserci davvero liberati del virus soltanto a metà del 2022".
La fase più difficile nella lotta alla pandemia è appena iniziata. La produzione e la distribuzione su scala globale del farmaco è una sfida logistica senza precedenti. L'operazione avrà successo soltanto se tutti i Paesi, anche quelli poveri, avranno accesso ai vaccini. Per questo Gates ha chiesto agli Stati che fanno parte dell'alleanza per i vaccini, Gavi Covax, più contributi per assicurare dosi sufficienti alle nazioni in via di sviluppo. "Grazie all'ingegnosità della comunità scientifica globale - ha dichiarato Bill Gates- abbiamo ottenuto le importanti svolte necessarie a mettere fine alla pandemia. Abbiamo più farmaci e potenziali vaccini di quanti ne potessimo prevedere all'inizio dell'anno. Ma queste innovazioni salveranno vite solo se arriveranno ovunque". Il vero nodo ora, ha dichiarato la moglie Melinda, è l'impegno "dei leader mondiali a rendere disponibili test, cure e vaccini a tutti coloro che ne hanno bisogno, a prescindere dal luogo in cui vivono e dal reddito".
Al Sole 24 Ore Mark Suzman, amministratore delegato della Fondazione Gates, ha spiegato che la prossima fase nella lotta contro il coronavirus sarà "più costosa dello sviluppo iniziale del vaccino. Il nostro impegno oggi è solo una minima parte di quanto necessario. Le organizzazioni internazionali, i governi nazionali, le imprese e i filantropi devono tutti assicurarsi che test, cure e vaccini raggiungano quante più persone possibile". Per il manager nel 2021 il mondo si concentrerà sulla produzione e la distribuzione delle dosi, un lavoro che dovrà essere "efficiente, a basso costo ed equo".