Il Soccorso alpino perde una colonna
valperga
Lo chiamavano, affettuosamente, “Ricky il ragno”, per questa passione per l’arrampicata che gli permetteva di affrontare anche i percorsi più accidentati e quasi in condizioni impossibili, come le calzature indossate, dei semplici mocassini, usati abitualmente per lavoro, quello dell’idraulico, dov’era un autentico, riconosciuto professionista. Ma Enrico Balagna, 78 anni, era molto di più di un semplice amante della montagna, tanto da decidere, quarant’anni fa, di dedicarsi al soccorso alpino per diventarne un’autentica colonna. Prima, presso la stazione di Cuorgnè, quando esisteva, poi in quella di Locana, dove ha esercitato finchè l’età anagrafica l’ha costretto a “lasciare”, nel 2017, non c’è luogo, nelle valli altocanavesane, dove lui non sia stato, sempre pronto, sempre disponibile, e non c’è gruppo dove non fosse conosciuto perchè Ricky, alla fine, un personaggio lo era per davvero,
A giugno, subito dopo il lock down, era salito ancora a Pianprato, per l’attività di carico e scarico della seggiovia della Ciavanassa. I primi segnali del male che l’aveva colpito erano già evidenti, ma lui, da rude uomo di montagna, era di quelli che a lamentarsi proprio non ci pensava. Il tumore ha progredito e se l’è portato via in pochi mesi e ieri mattina, martedì, con una semplice benedizione al cimitero di Valperga, i familiari e gli amici di sempre lo hanno salutato un’ultima volta. Il coro del Cai ha intonato “Signore delle cime”, i volontari del Soccorso alpino della XII Delegazione, che già l’avevano accompagnato dall’obitorio dell’ospedale di Cuorgnè, lo hanno ricordato come si ricorda un amico vero.
«Se c’era una chiamata - riferisce Fabrizio Riva, responsabile della stazione di Locana - , lui era tra i primi a partire e tra i primi ad arrivare. Poi, quando l’operazione era praticamente chiusa se ne andava perchè c’era sempre “una caldaia da far partire”. Agli albori dell’elisoccorso era stato uno dei primi, qualificati tecnici. Quando è andato “in pensione” da soccorritore gli abbiamo regalato la copia di un chiodo da roccia, in acciaio, di 60 centimetri. “Con questo - gli abbiamo detto - non avrai problemi”. Lui, sempre un po’ “orso”, ci aveva sorriso». —