UDINE. Per noi che lo ragguagliavamo da giorni dalla carovana sul barometro del Giro attanagliato da coronavirus e che ha rischiato di non arrivare nemmeno in Friuli, ieri è stata una cosa alquanto strana telefonare ad Enzo Cainero, il giorno dopo il suo ennesimo successo organizzativo in Friuli.
Si è districato tra norme anti-Covid, ha scrutato il meteo, ha frequentato negli ultimi mesi più la base di Rivolto per organizzare la partenza di domenica con le Frecce, piuttosto che la moglie. Non ha dormito per notti intere sperando che la “bolla rosa” reggesse e la carovana arrivasse in Friuli. Anche ieri ha fatto il pieno di complimenti.
Cainero da dove iniziamo?
«Semplice, dal Friuli, dove ha vinto la voglia di collaborare della gente. Nonostante il momento difficile per l’epidemia, la gente ha dimostrato di amare il ciclismo e il Giro rispondendo a meraviglia».
Ha mai temuto di non farcela?
«Sì, dieci giorni fa quando dal Giro arrivavano brutte notizie, le prime positività al Covid hanno fatto traballare tutto, percepivo nelle frequenti telefonate col direttore del Giro Mauro Vegni tutta la difficoltà della situazione. E ho cominciato a non dormire la notte temendo che saltasse tutto. Domenica sera, invece, il telefono ha continuato a squillare fino a tarda sera.
Anche gente che non conoscevo e che, non so come, si era procurata il mio numero, mi ha chiamato per incitarmi a continuare a regalare altre giornate così. Dal Veneto si sono complimentati addirittura per la sistemazione della strada del Monte Rest, affrontata dal Giro nella tappa del Piancavallo, e già individuata dai cicloturisti come la nuova frontiera per gli allenamenti».
La cosa più difficile?
«Tenere il morale alto della truppa, di tutti quei straordinari volontari che anche questa volta mi hanno sostenuto. Non sono tecnologico, a mail e messaggi preferisco il contatto diretto. È dispendioso, ma alla fine paga eccome».
Il Giro tornerà già nel 2021, il direttore Vegni ci ha detto che l’ha ancora una volta convinto.
«Dirò di più, alla fine della tappa di San Daniele mi ha candidamente detto di sognare di organizzare con me un Mondiale su quel circuito».
E nel 2021?
«Le tappe potrebbero essere due, ovviamente molto dipenderà dall’evoluzione della pandemia che fino a gennaio impedirà a Rcs di presentare la corsa. Sicuramente ci sarà una tappa di montagna che sarà affiancata a una tappa piena di sorprese».
Lo Zoncolan tornerà?
«Possibile, ma si gioca il traguardo con un’altra soluzione sempre in Friuli che però non sarà il Monte Lussari. Il progetto di portare lassù il Giro resta valido, ma non abbiamo la certezza che i necessari lavori sulla strada dalla Valsaisera vengano completati. Nel 2022 se ne riparlerà».
Il Montasio?
«Sì, anche se prima è necessario affiancargli salite impegnative».
Sappada sogna sempre un arrivo alle Sorgenti del Piave. Possibile?
«L’assessore Silvio Fauner me lo ha chiesto, il problema dell’assenza di una strada di rientro per i mezzi esiste e le risorse per intervenire non sono infinite».
L’altra tappa è quella del Collio con possibile arrivo a Cormòns. Si sconfinerà in Slovenia?
«Il Covid ha impedito a me e Vegni lunedì, nel giorno di riposo, di sconfinare per un sopralluogo, quindi figuratevi che problemi ci sono all’orizzonte. Certo, se al Giro 2021 partecipassero Roglic o Pogacar sarebbe diverso…».
E la partenza da Rivolto? Da lucciconi il passaggio delle Frecce sul Giro complimenti.
«È stata una giornata memorabile, tutto il lavoro di preparazione per realizzarla ne valeva la pena. Le Frecce hanno portato speranza in un momento di difficoltà. Ringrazio ancora l’Aeronautica militare ed Rcs per la fiducia. È uno dei momenti indimenticabili della mia avventura come organizzatore di tappe del Giro».
Ce ne dica almeno altri due…
«Il primo Zoncolan nel 2003 dal versante di Sutrio, perché se fosse andato male non ci sarebbero stati gli altri. E poi il fatto di aver fatto parlare tante comunità che prima non si parlavano. Penso alle Valli del Natisone o alla mia Cavalicco che faceva fatica a parlare con Molin Nuovo, dove il Giro è passato per la prima volta».
Un rammarico?
«Sì, il fatto che, per il cambio di rete tra Raisport e Rai2 martedì sia saltata la diretta con le riprese del passaggio dei corridori nella valle del Cornappo. Il logo del Giro e il cappello di alpino disegnati sul Gran Monte avrebbero meritato di essere visti in televisione».
Finalmente però c’è un po’ di Friuli in una vittoria…
«Sì a San Daniele ha vinto Tratnik che era guidato dall’ammiraglia dal nostro Franco Pellizotti. Lui che aveva sfiorato il successo sullo Zoncolan. Mi dispiace un po’ per Matteo Fabbro, era entrato nella fuga buona, ma ha dimostrato di essere un gran bel corridore».
Caro Cainero, sarà ancor più bello disegnare qualche tappa per lui nei prossimi anni. La pensione ancora una volta può aspettare. —
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