«Avremmo preferito misure differenziate ma la proposta iniziale del Comitato tecnico scientifico era più restrittiva in termini di orari»
MANTOVA. Mattia Palazzi, sindaco di Mantova, spiega il suo sì alla proposta di coprifuoco dalle 23 alle 5 e si difende dagli attacchi. «Innanzitutto - si legge in una nota - insieme a tanti altri sindaci ho posto il tema del trasporto scolastico chiedendo a Regione e Governo di porvi rimedio perché va garantita la scuola ed è inutile tenere distanziati tutti nelle scuole se ci arrivano accalcati». Poi il coprifuoco. «La proposta iniziale messa sul tavolo, a seguito del parere del Comitato tecnico scientifico regionale, chiedeva una misura valida per tutta la Lombardia decisamente più restrittiva in termini di orari».
Il primo cittadino spiega che questa proposta «non ha trovato concorde sia il sottoscritto che alcuni altri sindaci. Avremmo preferito misure differenziate, considerando che a oggi la diffusione del contagio in Lombardia sul piano territoriale è molto diversificata. Va, però, considerato che le persone si spostano anche per lunghe distanze, rendendo difficile l’applicazione di misure non omogenee. Per questo si è condivisa un’ordinanza unica su tutta la Lombardia. Perché fare regole che poi non si gestiscono non sarebbe serio».
Per questo «abbiamo lavorato per raggiungere un punto di equilibrio. La soluzione condivisa da tutti si fa giustamente carico della preoccupazione del Comitato tecnico scientifico ma senza bloccare tutte le attività». Ricorda, inoltre, che alla riunione erano presenti «tutti i sindaci delle città capoluogo e tutti i capigruppo del consiglio regionale, quindi anche del centro destra e del centro sinistra».
Infine, «un’ultima ma per me sostanziale considerazione. Quando si ha la responsabilità di guidare una città in una fase delicata come questa, si deve perseguire il più possibile l’unità istituzionale, specialmente all’interno di una vicenda molto complessa. Come sindaco ho la responsabilità e il dovere di tutelare la mia comunità, dalla salute all’economia, anche cercando il compromesso, perché dire solo dei no alla fine ti costringe ad accettare, talvolta subire, quel che viene, che è sempre peggio di quel che si auspica».