PAVIA. Il San Matteo fa scuola all’Europa su come curare con il plasma iperimmune i malati Covid-19. Grazie a un progetto finanziato con 4 milioni e mezzo di euro, l’équipe formata dal professor Cesare Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia del San Matteo, ha perfezionato le linee guida che indicheranno a tutti quale plasma infondere nei pazienti per guarirli dal virus, in quale momento della malattia e come. Per farlo medici e ricercatori hanno studiato 50.000 casi di pazienti sottoposti a plasmaterapia in tutto il mondo.
Il progetto
Lo spunto è arrivato dall’attività sul plasma iperimmune che il San Matteo ha avviato nel marzo scorso, studio che gli è valsa la prima prestigiosa pubblicazione scientifica sull’argomento. È stato questo ad aprire la via. Altri centri europei hanno iniziato a lavorare sul plasma e ora, guardando a Pavia, come capofila, è nato il nuovo progetto: si chiama Support-E, con l’obiettivo di coordinare, raccogliere notizie e informazioni al fine di scrivere linee guida per tutta Europa sull’utilizzo del plasma iperimmune. Partecipano, oltre all’Italia che guida lo studio con il San Matteo, Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Belgio, Danimarca e Romania.
«Ciò è possibile grazie a Bibliosan (Sistema bibliotecario degli enti di ricerca biomedici Italiani) del dottor Moreno Curti, che lo coordina, e a Catherine Klersy, responsabile del servizio di Biometria e Statistica – spiega Perotti –. Oltre alla disponibilità della direzione strategica del policlinico di Pavia e del Centro nazionale sangue, che in poco tempo ha dato il via libera alla raccolta presso i donatori Cns».
Équipe al lavoro
Nello staff del policlinico ci sono anche le ricercatrici Federica Prati e Valeria Scotti. Che dal maggio scorso hanno esaminato ciò che è stato prodotto in letteratura, e pubblicato, in relazione a 50.000 casi clinici di pazienti curati con il plasma. Materiale che hanno valutato e selezionato in base a “criteri di inclusione”. Il passo successivo è stato quello di estrarre le informazioni e creare una banca dati, la “Red Cup”. «È stato un lavoro impegnativo – sottolinea Perotti –. Ma ora possiamo avere una visione d’insieme. L’idea che muove questo studio è quella di dire al mondo che innanzitutto il plasma da usare per curare i pazienti Covid-19 deve essere qualificato, sottoponendolo al test di neutralizzazione inventato dal professor Fausto Baldanti, direttore del laboratorio di Virologia del San Matteo. E poi che devono somministrarlo seguendo tempi precisi forniti da noi».
Le regole
«Abbiamo prodotto le regole per donatori e riceventi su come raccogliere il plasma – conclude Perotti –, armonizzandole il più possibile con quelle di Paesi diversi». Regole trasmesse alla Germania che le sta ricontrollando. Entro il 2021 diventeranno linee guida ufficiali. —