Dalle Canarie alla Murcia passando per la Catalogna e Madrid. Ovvero la classe di
Pedro, la crescita di Villar, la fame di
Carles Perez e l’attesa di Mayoral.
Per
Spagna romana si è sempre inteso quel periodo storico (218 A.C) in cui la Penisola iberica passò sotto controllo romano. Oggi la terra di Picasso e Dalì “ricambia” fornendo alla Roma di un portoghese quegli innesti necessari per una corsa Champions che tanto folle non sembra più, scrve Francesco Balzani su
Leggo.
A capitanare la
Sagrada Familia di Trigoria è Re
Pedro da Santa Cruz de Tenerife. L’uomo dalla bacheca più piena dello stanzino degli Oscar di Meryl Streep ma che si danna l’anima anche in un Roma-Benevento risultando
il top player che i media hanno snobbato troppo facilmente. Basti pensare che in 4 degli ultimi 6 gol romanisti c’è il suo zampino.
Mentalità di vincente puro che lo ha portato anche a spararla grossa: "
Possiamo vincere lo scudetto".
Fonseca (e i tifosi) lo hanno riportato sulla terra, ma per lui è naturale avere quella voglia. Una voglia trasmessa a un altro prodotto della Cantera del Barça (dove ora è rimpianto).
Carles Perez ha segnato un gol alla Messi ("
L’ho imparato da lui") e ora sgomita in cerca di spazio. Lo troverà giovedì in Europa League. E salgono pure le quotazioni dell’altro ispanico portato da Petrachi. Quel
Villar che ha aperto la mano per il poker di domenica con un filtrante da leccarsi i baffi. In rosa sembra l’unico a poter prendersi la regia. Scalpita
Mayoral da Madrid. Il debutto non può bastargli, ma proprio l’appartamento spagnolo di Trigoria lo sta aiutando ad ambientarsi meglio. Cosa che non è riuscita a
Pau Lopez. Viste le prestazioni di Mirante sarà difficile riprendersi le chiavi della porta, ma con lo Young Boys toccherà a lui.
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