Sette morti e 33 feriti a Ganja
MOSCA. Appare sempre più fragile la tregua entrata in vigore ieri nel Caucaso. Armeni e azeri hanno concordato di far tacere i cannoni, ma non appena a mezzogiorno è scattato il cessate il fuoco si sono immediatamente accusati a vicenda di averlo gravemente violato e nuovi pesanti bombardamenti si sono poi registrati nella notte mietendo, pare, anche vittime tra i civili.
Il governo di Yerevan ha denunciato che le truppe azere «alle 12.05 hanno lanciato un attacco verso Karakhanbeyli» e l’Azerbaigian ha a sua volta puntato il dito contro le forze armene accusandole di aver bombardato le province di Terter e Agdam. Anche la pioggia di bombe su Stepanakert si è arrestata per poco tempo. Secondo l’agenzia France-Presse, già ieri notte, attorno alle 23.30 locali, sette potenti esplosioni hanno fatto tremare il suolo del martoriato capoluogo del Nagorno-Karabakh: la regione che armeni e azeri si contendono da decenni e che è al centro di questa nuova ondata di violenze in cui in due settimane hanno perso la vita almeno 450 persone. Alcune ore dopo, alle 2 di notte, l’Azerbaigian ha denunciato un attacco missilistico armeno sulla città azera di Ganja con sette civili morti e 33 feriti.
Il cessate il fuoco è stato annunciato nella notte tra venerdì e sabato dal ministro degli Esteri russo Lavrov, che ha mediato per 11 ore le difficili trattative a Mosca tra i capi delle diplomazie di Baku e Erevan. L’obiettivo è permettere uno scambio di prigionieri e la restituzione dei corpi dei caduti alle famiglie. Secondo Lavrov, azeri e armeni si sono anche detti pronti a colloqui di pace sotto l’egida del’Osce, ma la strada pare ancora lunga. Ieri il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov ha dichiarato che la tregua, che già vacilla, durerà il tempo necessario alla Croce Rossa per organizzare lo scambio dei corpi dei morti tra le parti belligeranti e che il governo di Baku vuole prendere il controllo di più territorio. Il Nagorno-Karabakh è ufficialmente azero ma è di fatto controllato da una repubblica autoproclamata sostenuta dall'Armenia e i suoi abitanti sono prevalentemente di etnia armena.
Il timore è che il conflitto si estenda alla Turchia, che appoggia l’Azerbaigian, e alla Russia, in buoni rapporti sia con Yerevan sia con Baku ma legata all’Armenia dall’alleanza militare Csto.