Il debuttante della Bora-Hangrohe si difende bene e accusa "solo" 1'23" da super Ganna. "Sono contento, ma il Giro è lungo". Cimolai invece se la prende comoda
PALERMO. Era al debutto al Giro d'Italia, ma la condizione dimostrata alla Tirreno-Adriatico evidentemente non l'ha abbandonato. Anzi. E così Matteo Fabbro, il codroipese della Bora-Hansgrohe, a 25 anni ha conosciuto l'adrenalina del debutto nella corsa rosa disputando anche una cronometro più che buona, lui che al Tour San Luis in Argentina a inizio anni era finito decimo in una corsa vinta dal big Remco Evenepoel.
Alla fine si è piazzato 63esimo a 1'23" dalla superstar Ganna, ma, tanto per dare l'idea della buona prova, ha fatto sei secondi meglio di un totem come Vincenzo Nibali, che non avrà corso la miglior crono della carriera ma è pur sempre Nibali.
Lui? Non si esalta: "Ero partito senza troppe ambizioni, volevo fare una buona cronometro, ma senza esagerare. Il Giro è ancora luno. Sono molto soddisfatto della mia cronometro, non mi si addiceva per nulla e tutto sommato sono andato molto meglio di molti altri. Fa ben sperare per il proseguo di questo Giro", ha detto.
Fabbro, per rendere l'idea, è andato un secondo più piano di uno specialista nelle crono come il tedesco Tony Martin (Jumbo) o dell'uomo di classifica della sua squadra, l'austriaco Patrick Konrad. L'altro capitano, Rafal Majka è finito 37 secondi dopo di lui. Peter Sagan il faro del team, dopo una opartenza col botto per provare a conquisatre la prima maglia azzurra di miglior scalatore mesa in palio al primo gpm, si fa per dire, dopo 2 km di gara, è andato oiù piano accusando 1'50" dal vincitore.
D'accordo è solo l'inizo, ma è un gran bell'inizio perchè il fisico minuto da sclatore di Fabbro non era proprio il massimo su una bici da crono lanciata con quelle folate di vento a oltre novanta all'ora in discesa verso Palermo o ormai in città in pianura verso l'arrivo, quando i kg dei cronomen fanno l'inesorabile differenza.
Ma se la gamba buona c'è si può tutto.
Con calma, invece, se l'è presa l'altro friulano in gara, Davide Cimolai (Israel Start-Up nation) giunto 165° a quasi 3 inuti da Ganna. Ma lui attende le volate, a meno che non riesca a sopravvivere domenica al finale all'insù della seconda tappa ad Agrigento.
Cinque anni fa il favorito della seconda tappa, Michael Matthews, il pordenonese lo sconfisse in un arrivo non tanto diverso alla Parigi-Nizza.