Dio li fa e poi li accoppia. Quello tra i Cinque Stelle e Marco Travaglio è più di un matrimonio, se d'amore o interesse poco importa. Non parenti acquisiti, quindi, ma consanguinei. Nelle loro vene scorrono gli stessi globuli di ipocrisia e soprattutto di doppia morale: tutto ciò che a loro è permesso e lecito in politica e nel giornalismo agli altri non solo è vietato, ma deve essere oggetto di punizione, linciaggio e scherno.
Sul caso Tridico il presidente grillino dell'Inps a cui il governo ha più che raddoppiato lo stipendio, di nascosto e in piena crisi economica l'altra sera ho inutilmente chiesto in tv per ben tre volte all'onorevole Michele Gubitosa - collegato con Quarta Repubblica di Nicola Porro che cosa avrebbero detto e fatto i Cinque Stelle a parte inverse, cioè se loro fossero stati all'opposizione e Tridico uomo di Renzi o Berlusconi. Difesa d'ufficio, ma nessuna risposta, nonostante la premessa alla domanda fosse: "Detto che la retribuzione di Tridico era ridicola ed immorale...".
L'imbarazzo a spiegare il doppiopesismo ci sta, ma non immaginavo che Travaglio arrivasse a definire ieri "non informazione, ma rastrellamento" i resoconti e i retroscena che i giornali liberi stanno pubblicando sul caso. Travaglio che parla di giornalismo "rastrellamento" su Tridico? È come se Hitler avesse definito "immorale" lo sbarco in Normandia, se Stalin si fosse detto "turbato" dalla situazione di affollamento delle carceri italiane.
Travaglio ha infatti passato gli ultimi anni a rastrellare mediaticamente chiunque si fosse trovato a passare, anche per caso, dalle parti di Berlusconi, Salvini, Meloni e Renzi. Un rastrellamento senza pietà, che ha coinvolto figli, mogli, compagne, genitori e pure nonni. Un genocidio giornalistico, il suo, che non ha precedenti né, il più delle volte, fondamenti neppure in tempo di guerra.
L'affare Tridico non è un "rastrellamento", ma una notizia, anzi due. La prima è che lo Stato considerava il presidente dell'Inps un accattone; la seconda che quando si parla di uno di loro ma solo se è uno di loro per i grillini la casta deve avere i privilegi che merita. Viene buono l'aforisma che illumina il libro che smaschera il giustizialismo militante, "Per il tuo bene ti mozzerò la testa" (Einaudi), scritto da Luigi Manconi e Federica Graziani (lettura consigliata). Recita: "Beati gli affamati di giustizia perché saranno giustiziati". Che, tradotto sul caso, suona: "Poveri i rastrellatori, che saranno rastrellati".