Una delle parole più inflazionate negli ultimi anni è senza dubbio «resilienza», ossia la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Joe Biden, nei suoi quasi 78 anni di vita, di urti ne ha dovuti assorbire tanti, alcuni devastanti, ma non si è mai rotto. Il New York Times, lo scorso gennaio, ha rivelato che nel suo ufficio c’è addirittura un raccoglitore di «materiale sul dolore», il suo. Appunti, riflessioni e ricordi di persone a lui care, che non ci sono più.
Biden parla della morte con insolita scioltezza perché – come ricorda proprio il NYT – «conosce la sofferenza». Aveva appena firmato il primo mandato da senatore quando, alla fine del ’72, la moglie Neilia Hunter e la figlia Naomi restarono uccise in un incidente stradale. «C’è un buco nero che non scompare», ha detto lui, «ma con il tempo devi imparare a fargli posto». E così ha fatto, rialzando la testa e – grazie al supporto degli altri due figli Beau e Hunter – ritrovando l’amore.
«Come riunire una famiglia spezzata? Nello stesso modo in cui unisci una nazione», ha dichiarato un mese fa la seconda moglie, Jill, sposata nel 1977 e con cui ha avuto un’altra figlia, Ashley. «Con amore e comprensione e con piccoli gesti di gentilezza. Con coraggio. Con fede irremovibile». Una fiducia che Joe non ha perso neppure quando il figlio Beau si è arreso ad un tumore al cervello, a maggio 2015. L’anno prima delle elezioni americane che videro trionfare Donald Trump.
Oggi, a contendere al tycoon la poltrona alla Casa Bianca, c’è proprio papà Joe. «Ciò che ho passato non deve impedirmi di lottare», confessò anni fa durante un’intervista a Stephen Colbert. «Se non mi rialzassi, deluderei Beau, i miei genitori, la mia famiglia». Eccolo, infatti, che lotta durante il primo dibattito presidenziale e prova ad arginare la furia del suo avversario, che lo punzecchia anche su questioni private. In particolare sul figlio Hunter, da alcuni definito la «pecora nera».
«Parla delle famiglie in difficoltà, non della mia famiglia», lo ammonisce Biden. Accusato persino di essersi diplomato come ultimo della classe. «Non c’è niente di intelligente in te», aggiunge Trump. Il candidato dem, nato in una modesta famiglia di origini irlandesi e già vicepresidente con l’amministrazione Obama, si aggiusta la giacca e tira dritto fino alla foto finale, accanto alla sua Jill. Colonna fondamentale per Joe, che oggi può contare sull’appoggio anche di sei nipoti.
Una famiglia che è riuscito a riunire, attraversando il dolore. Adesso proverà a convincere gli americani che farà lo stesso con una nazione, oggi alle prese con i drammatici effetti del coronavirus e delle rivolte anti-razziste.