Paura all’ufficio delle esecuzioni: l’uomo è stato placcato mentre stava per lanciarsi dalla finestra del secondo piano. Gli avevano pignorato anche la casa
TREVISO.
Gli pignorano una casa per un debito da 93.000 euro e lui tenta di lanciarsi da una decina di metri attraverso la finestra del secondo piano del tribunale.
È successo martedì mattina, poco prima delle 12.30, nei corridoi dove hanno sede gli uffici delle esecuzioni immobiliari al palazzo di giustizia di viale Verdi.
Il protagonista della triste storia è un artigiano di 50 anni, che risiede a Monigo. Lui s’era presentato negli uffici delle esecuzioni immobiliari con 8.000 euro in contanti, convinto di poter estinguere con quei soldi il debito che aveva contratto con un paio di aziende che gli rifornivano materiale edile per i suoi lavori di muratore e che avevano promosso un decreto ingiuntivo.
Ma la situazione è precipitata improvvisamente quando il personale degli uffici gli hanno comunicato che con quei soldi poco avrebbe potuto fare in quanto i creditori che avevano promosso nei suoi confronti un decreto ingiuntivo non erano soltanto i due fornitori ma anche Confartigianato ed Equitalia per un ammontare complessivo di 93.000 euro.
Anzi, era proprio la società di riscossione dei tributi a vantare la fetta più grande di crediti nei confronti dell’artigiano con quasi 60.000 euro.
A quel punto, all’artigiano è crollato il mondo addosso. La paura di perdere la sua casa («l’unico bene che possiedo e che mi ha lasciato mio padre») s’è trasformato in un raptus suicida. L’uomo ha iniziato a piangere e a tremare. Poi, s’è diretto verso la finestra del corridoio per cercare di farla finita. «Adesso mi butto», ha detto davanti ad alcune persone letteralmente impietrite.
Un impiegato dell’ufficio esecuzioni, che ha intuito le intenzioni dell’artigiano, è uscito di corsa dal proprio ufficio ed è riuscito a trattenere l’uomo chiudendo con la forza la finestra in attesa che altri impiegati e gli agenti della polizia giudiziaria intervenissero per bloccarlo.
Per riportarlo alla calma c’è voluto un po’ di tempo. L’ambulanza del 118, che qualcuno aveva richiesto, è stata fatta rientrare.
Il cinquantenne ha poi raccontato al giudice delle esecuzioni immobiliari di aver lavorato di giorno come artigiano e di notte nell’assistenza ad alcuni anziani all’ospedale di Treviso per poter racimolare quegli 8.000 euro che riteneva sufficienti per saldare il debito con le ditte creditrici.
In realtà le mancate contribuzioni, le tasse non pagate e gli interessi di Equitalia hanno fatto lievitare il debito con il Fisco fino a 60.000 euro.
Alla fine, l’uomo è stato invitato a prendere contatti con i servizi sociali ed è stato riaccompagnato a casa dalla polizia giudiziaria.—
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