La commissione scientifica ha valutato il caso di una ragazza argentina, passaggio decisivo per l’attesa beatificazione
BELLUNO.
«Ora siamo qui, in trepidante attesa del riconoscimento della Chiesa della santità di Albino Luciani». Lo ha detto il vescovo di Belluno Feltre, monsignor Renato Marangoni, nella messa in memoria di Giovanni Paolo I, a Canale d’Agordo, il paese natale, in occasione del 42° anniversario della morte.
La guarigione “scientificamente inspiegabile” c’è. L’avrebbero ammesso i medici che hanno esaminato il dossier scientifico relativo al presunto miracolo avvenuto su una ragazza della periferia di Buenos Aires, in Argentina, che nel 2011 si trovava in condizioni definite “terminali”. Non si sa molto di più sulla vicenda. Il riserbo è rigoroso, in particolare da parte della Postulazione della causa di beatificazione, presieduta dal cardinale Beniamino Stella di Pieve di Soligo, che ha in Stefania Falasca di Roma la vice e in don Davide Fiocco di Belluno un collaboratore.
Falasca conferma che la causa si trova nella fase conclusiva, quella dell’approfondimento del presunto miracolo. Prima si devono esprimere i medici (7 quelli della commissione), poi i teologi, quindi i cardinali e vescovi. Le cartelle cliniche e la documentazione al vaglio dei medici avrebbero convinto la maggioranza di questi – quindi cinque su sette – a considerare il recupero inspiegabile per la scienza.
La paziente era in fin di vita – probabilmente colpita da un male che di solito non lascia scampo – stava per ricevere l’estrema unzione da un sacerdote, quando, a seguito delle preghiere rivolte al “Papa del sorriso” ha ricominciato ad uscire dal tunnel. Sono passati 9 anni dall’accadimento.
A Buenos Aires si è fatto il processo diocesano, superato nel 2017 quando la documentazione è stata trasferita in Vaticano. Nei giorni scorsi il parere dei medici è stato reso noto dal sito internazionale cattolico Aleteia, riportando un’indiscrezione dall’interno della Congregazione che fino alla scorsa settimana era presieduta dal cardinale Angelo Becciu. Non è seguita alcuna smentita. Neppure ieri quando abbiamo cercato ulteriori conferme. E dettagli non si paleseranno fino a che papa Francesco non annuncerà la conclusione della causa e, quindi, la beatificazione.
A Canale d’Agordo, il paese natale, a Belluno, la sua Chiesa, a Vittorio Veneto, la sua prima sede da vescovo, a Venezia, dove è stato patriarca, e in Vaticano sono molti a ritenere che una delle primi celebrazioni di massa, dopo la pandemia, da parte di Papa Bergoglio potrà essere proprio il rito che porterà Luciani agli onori degli altari. Il prossimo anno, dunque.
È di buon auspicio il verdetto dei medici, perché se questo fosse risultato negativo, il dossier non sarebbe arrivato neppure in mano ai teologi e ai cardinali. E per quanto riguarda il pastore “conservatore” convertito dal Concilio, come lui stesso ebbe a definirsi, questa non sarebbe la sola guarigione miracolosa. Nel 2008 era stato reso pubblico il caso di un uomo di Altamura, in Puglia, colpito all’inizio degli anni 90 da un linfoma gastrico e poi apparentemente guarito senza una spiegazione scientifica.
Giuseppe Dinora, che ancora oggi si ritiene miracolato e raggiunge spesso Canale d’Agordo per pregare ai piedi della statua di “don Albino”, non fu avvantaggiato da cartelle cliniche tali da convincere la commissione che si trattasse di un vero miracolo. «Al di là di questo riconoscimento, don Albino» sottolinea il suo compaesano Fiocco «è già venerato come fosse agli onori degli altari. Lo ammise perfino l’allora cardinale Ratzinger quando venne a Belluno pochi mesi prima dell’elezione: io lo prego già, disse, come fosse un santo». —