BELLUNO
Condanna definitiva per la maestra dell’asilo Cairoli. I quattro mesi per abuso di mezzi di correzione rimangono e anche i risarcimenti danni. Il ricorso presentato da M.F.L., tramite un avvocato difensore di Cosenza è stato giudicato inammissibile, di conseguenza ci sono non solo le spese è processuali da pagare, ma anche una sanzione di 3.000 euro.
L’imputata puntava all’annullamento della sentenza della Corte d’Appello di Venezia, dove c’era già stato un sostanzioso sconto di pena, perché il reato era stato derubricato da maltrattamenti ad abuso di mezzi di correzione e si era passati da un anno e quattro mesi a quattro mesi.
Erano state otto su 25 le famiglie, che avevano denunciato i presunti maltrattamenti in classe e si erano affidati agli avvocati Constantini e Tormen, per far valere le proprie ragioni in aula e presentare delle richieste di risarcimento. Genitori di piccoli, fra i tre e i cinque anni, che dopo alcuni episodi avevano perso la voglia di frequentare lo storico asilo cittadino o erano diventati improvvisamente ordinati in maniera maniacale a casa, per i metodi educativi a volte bruschi della maestra.
Non si trattava soltanto di urla o sgridate. In momenti di pazienza ormai in riserva o grande nervosismo, ci potevano essere strattoni, schiaffi e anche tirate per i capelli. Una bambina ha riferito di essere stata presa per le treccine e spostata di peso. L’accusa aveva retto davanti al giudice bellunese Feletto, anche se la Procura della Repubblica aveva chiesto due anni e sei mesi e la difesa formata dagli avvocati Barzon e Gasperin l’assoluzione: un anno e quattro mesi e il risarcimento.
I difensori hanno impugnato la sentenza e la Corte d’Appello ha dato loro ragione, almeno in parte: quello della maestra era un metodo educativo, anche se magari non adeguato a una classe tanto numerosa quanto vivace. Abuso di mezzi di correzione, non più maltrattamenti e condanna ridotta a quattro mesi.
È un dato di fatto che non si sono mai visti lividi o ematomi e già questo è molto importante e le altre famiglie non hanno trovato niente da ridire nei metodi della donna, che dopo i fatti era stata assegnata alla biblioteca di Castion, prima di un’ammonizione da parte del dirigente scolastico. La sanzione più bassa. La Cassazione ha giudicato il suo ricorso inammissibile. —
