Decisivo l’atteggiamento degli elettori di M5S e della Sinistra. E il Covid può allontanare gli anziani, a maggioranza Pd
LIVORNO. Quant’è che non esce il “nero” sulla roulette toscana? Non è mai uscito, solo “rosso” dal 1970 – data del primo voto – ad oggi. La Regione è l’unica amministrazione politica in Toscana che non ha mai cambiato colore: Firenze e Pisa hanno avuto alternanza di maggioranze, i fortini rossi dei Comuni capoluogo sono man mano caduti. L’unico baluardo resta Palazzo Strozzi Sacrati. Ragion per cui, se fossimo in un gioco, si potrebbe tentare l’azzardo. Quello del centrodestra non è solo un numero ritardatario, come si dice al Lotto: non è mai proprio uscito.
L’OCCASIONE UNICA
Le condizioni per una svolta a destra della regione sono oggettivamente fondate. L’esperienza insegna che quando non si ricandida il politico uscente, per ragioni politiche o perché ha esaurito i mandati a disposizione, la coalizione che arriva al voto al potere rischia e spesso perde. Gli uscenti che si ricandidano sono sempre favoriti, come dimostrano i casi di Zaia, De Luca e Toti dati in largo vantaggio sui loro competitor. Enrico Rossi, su cui peraltro c’è un buon giudizio per come ha gestito l’emergenza Covid, non ha potuto ripresentarsi e in questo passaggio di consegne il centrosinistra rischia.
LA TENDENZA ELETTORALE
I precedenti elettorali, del resto, mostrano una tendenza chiara che si è manifestata negli ultimi anni. Solo sei anni fa, alle Europee, durante la love story con Matteo Renzi, i toscani tributarono al centrosinistra il 63% . Da allora c’è stata un’emorragia di voti, transitati dai Cinque Stelle e approdati al centrodestra. Che già alle Europee 2019 era maggioranza in Toscana (42,23 contro 41,46%) e governa attualmente sei capoluoghi di provincia su dieci.
I SONDAGGI
Intanto si può ragionare sugli ultimi sondaggi pubblicati prima del divieto (consultabili su su www.sondaggipoliticoelettorali.it). Che sono univoci nel rappresentare i due schieramenti molto vicini, con un leggero vantaggio di Eugenio Giani su Susanna Ceccardi. I sondaggi segreti che circolano ora nelle stanze dei partiti confermerebbero la tendenza a un testa a testa, ma non tengono conto che buona parte degli indecisi decidono negli ultimi 2-3 giorni.
NON E' L’EMILIA
Un punto a favore del centrodestra è il clima politico, che non è quello in cui è maturata la storica sconfitta di Salvini in Emilia. Avvicinando questi due test nazionali, più che le analogie emergono le differenze. Nei toni, anzitutto: dopo citofonate e smargiassate, Matteo Salvini in Toscana li ha moderati di parecchio, cercando di essere rassicurante, addirittura perdonando, e nella chiusura della campagna è stato semmai il centrosinistra a mordere di più («loro sono lupi travestiti da agnelli», «in Lombardia ci sono stati 17mila morti da Covid»). Altra differenza che non si può ignorare: le piazze delle sardine. Stipate fino all’inverosimile per il voto emiliano, assenti o sparute oggi: l’unica prova numerica degna di nota è così stata la prima e ultima uscita toscana, a Cascina, il 12 settembre. E i divieti di assembramento sono solo una parziale scusante. Infine, si è detto fino allo sfinimento, Giani non è Bonaccini...
DECIDE FIRENZE
Si dice che, alla fine, decideranno i voti di Firenze e della sua popolosa cintura: 200mila voti (dato delle regionali 2015 di Enrico Rossi nei quattro collegi fiorentini contro gli 80mila dei due candidati di centrodestra) che, finora, in una Toscana sempre meno rossa, hanno determinato il risultato finale regionale. Ecco perchè nelle ultime settimane le due coalizioni si sono concentrate sul capoluogo. Qui il centrosinistra può marcare la differenza: ha il sindaco Nardella e poi Giani, che è fiorentino, senza sottovalutare Matteo Renzi che in Toscana si gioca molto, mentre sul palco di piazza della Repubblica, alla chiusura della campagna del centrodestra, non c’era neppure un fiorentino. E’ anche vero che Firenze è una città terremotata come nessun’ altra in Toscana dall’emergenza Covid. Una situazione senza precedenti e un’incognita elettorale.
GLI ANZIANI E IL COVID
Il fattore Firenze alla fine potrebbe spostare. Ma più ancora potrebbe influire il fattore Covid: la paura del contagio e la possibilità di trovarsi assembrati ai seggi, in situazioni poco piacevoli, potrebbe favorire l’astensionismo degli anziani. E tra gli over 65 gli elettori del centrosinistra sono maggioranza. E’ il motivo per cui al quartier generale di Giani si è accesa una luce rossa sulla possibile defezione di una riserva storica di voti.
IL VOTO UTILE
E dunque veniamo al domandone finale, quello decisivo: quanto influirà sul risultato finale il “ voto disgiunto”, cioè la possibilità di votare una lista e un candidato governatore di un altro schieramento? E’ questa la variabile che può ribaltare le condizioni di partenza, che sembrano favorevoli al centrodestra. E non a caso negli ultimi giorni dal fronte di Giani si sono infittiti gli appelli al “voto utile”, indirizzati a chi è intenzionato a votare Cinque Stelle e Toscana a Sinistra. Da non sottovalutare l’endorsement di montanelliana memoria di uno dei maggiori influencer di questo variegato mondo, Marco Travaglio: «Turatevi il naso e votate Giani».
Dal voto disgiunto può trarre profitto prevalentemente Giani, meno Ceccardi che potrebbe attrarre qualche grillino tendenza Di Battista. Ecco la variabile che nessun sondaggio, neppure quelli che vengono compulsati trepidamente in queste ore, può anticipare. Perché è un voto dell’ultim’ora che dipende da fattori insondabili, emozionali (un passaggio alla tv di un big che fa arrabbiare) ma anche razionali (l’esito di un ragionamento che si è rimandato fino all’ultimo). E’ il fascino del voto contro. —
