«Sara e Lux si sono tuffati in mare senza pensarci due volte. Si sono buttati dal pattino e hanno cominciato a nuotare, come sempre uno accanto all’altra. Quando hanno raggiunto il gozzo capovolto e ormai completamente affondato nel mare a largo di Palinuro, a 400 metri circa dalla riva, si sono ritrovati circondati da sei persone in grande difficoltà. Una in particolare non riusciva a galleggiare. Ed è stata proprio lei la prima ad essere soccorsa, aggrappandosi alle maniglie del corsetto galleggiante con cui era imbragato Lux, il labrador che affianca Sara nelle operazioni di salvataggio, che l’ha sorretta fino all’arrivo della Guardia Costiera. Solo quando tutti erano in salvo, anche Sara e Lux hanno preso posto sul gommone degli aiuti e sono tornati indietro». È il racconto dell’intervento più importante e più rischioso di quest’anomala estate 2020. A parlare è Roberto Gasbarri, presidente della SICS, Scuola Italiana Cani Salvataggio, la più grande organizzazione mondiale che si occupa della preparazione dei cani da salvataggio nautico, nata 30 anni fa grazie all’intuizione e all’impegno di Ferruccio Pilenga, proprietario del primo Terranova brevettato dalla Sics, Mas.
«Quello di Palinuro, il 9 agosto, è stato un intervento che si può definire storico – continua Gasbarri – in un’estate davvero particolare: molto affollamento nelle spiagge ad accesso libero dove lavorano quotidianamente le nostre 400 «coppie», cane e istruttore. Fortunatamente il tempo è stato buono e gli interventi si sono limitati ad una quindicina, mentre in media ne effettuiamo almeno una trentina ogni anno».
All’Isola d’Elba, a Tarquinia, nell’Alto Lazio, ancora alla spiaggia Le Saline di Palinuro e per ben due volte a Forte dei Marmi: sono tanti i salvataggi effettuati nel corso dell’estate del Covid19. Persone che si erano allontanate troppo dalla riva e sono state sorprese dalla stanchezza, incapaci di rientrare; materassini trascinati al largo, oltre le boe di sicurezza; bambini che si perdono incapaci di ritrovare gli ombrelloni. «Per l’estate caratterizzata da Coronavirus i protocolli sono stati attualizzati – spiega ancora Gasbarri – grazie alla caratteristica del cane di non trasmettere il virus, i nostri hanno potuto essere utilizzati come intermediari, garantendo una distanza di sicurezza tra il conduttore e la persona da salvare».
I cani da salvataggio sono quasi sempre Labrador o Terranova. «Ci sono stampe del 1500 che li raffigurano accanto all’uomo sui velieri, dove vengono utilizzati per trainare le reti da pesca. Hanno caratteristiche diverse, ma ugualmente importanti: i Terranova più lenti ma fortissimi, i Labrador adatti a riportare a bordo la selvaggina a cui si sparava durante la caccia. Assieme a loro i Golden Retriever, perfetti per cacciare gli uccelli acquatici”.
L’addestramento per trasformarsi in una coppia di angeli del mare è lungo e comincia quando il cane è ancora un cucciolo. «La relazione affettiva tra i due è fondamentale. Il cane deve essere socievole e va addestrato a desensibilizzarsi completamente rispetto agli stimoli esterni da cui è circondato sulla spiaggia. Si inizia frequentando con il proprio cane delle giornate di prova in una delle sedi SICS regionali che ci sono in tutta Italia, impegnate anche all’estero nella formazione di gruppi cinofili stranieri, in particolare, negli Stati Uniti, in Germania, in Spagna, in Francia. Ma il percorso è lungo e richiede molto tempo ed energia, non tutti riescono a portarlo a termine».
«Io ed Eva, i mio Labrador, siamo stati anche premiati dal Comune di Roma per le attività di salvataggio svolte – racconta Gasbarri – non si può raccontare l’emozione di avere accanto un cane a cui affidi la tua vita. L’intesa che si crea, a volte, può essere più forte di quella con qualsiasi umano. Il rapporto di fiducia è assoluto: nessuno entrerebbe tranquillo in acqua senza il suo cane vicino».
Spesso si comincia insieme e si chiude insieme questa strana carriera di salvatori in coppia. «Qualcuno riesce a proseguire il percorso sostituendo il proprio animale con uno più giovane, quando per il primo è arrivata la vecchiaia. Spesso con i figli dei propri cani. Ma per alcuni è impossibile, e allora l’unica strada possibile è lasciare insieme a loro».