La finzione che più colpisce è sempre quella “vicina a casa”, ha il sapore di realtà e porta l’evasione non troppo distante dal quotidiano. Lo confermano le nomination degli Emmy Awards 2020 (la cerimonia si svolgerà il 22 settembre), anche se il numero record di 26 spetta a Watchmen, progetto nato dall’adattamento a puntate dei fumetti di Alan Moore. 

In un’annata turbolenta - in cui i premi slittano e latitano i progetti al cinema - il panorama delle serie tv si mostra eterogeneo e affascinante e s’ispira con successo a storie vere. Tra i racconti in lizza per l’ambita statuetta almeno un paio sono “di alto profilo”, nel senso che includono dinastie blasonate che hanno lasciato il segno nei secoli passati e presenti. Che siano declinati in toni parodistici come The Great o con meticolosa attenzione per i dettagli storici come The Crown, poco conta: rileggono le vicende più o meno gloriose di teste coronate. Non c’è comunque bisogno di scomodare le dinastie reali per puntare i riflettori su personaggi di rilievo. È il caso dello scandalo del #MeToo riveduto e corretto grazie a Jennifer Aniston in The Morning Show e della nascita dei veri divi nella versione politically correct e inclusiva di Ryan Murphy in Hollywood. Si parla di politica e religione (alla voce Ramy, Unorthodox e Mrs. America) e d’imprese pioneristiche (vedi Self-made con Octavia Spencer), il tutto romanzato ed edulcorato, ovviamente, ma con radici ben piantate nel realmente accaduto.

THE CROWN

La dinastia britannica inglese guidata da Elisabetta II appare in tv con The Crown (dal 15 novembre con la stagione 4 su Netflix) in tutta la sobria compostezza che il protocollo impone. Poche licenze poetiche, tanti resoconti dettagliati, qualche ipotesi sussurrata: la ricetta di un regno longevo – anche a puntate – sembra risiedere nei toni calibrati. Grazie all’avvicendarsi di un cast che è già diventato leggendario – da Claire Foy a Olivia Colman fino ad Imelda Staunton – il ritmo del racconto resta fresco ma credibile. E, nel caso del Principe Carlo, compie persino il miracolo di provare comprensione per alcune sue scelte.

Olivia Colman in The Crown

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Olivia Colman in The Crown
Sophie Mutevelian / Netflix

THE MORNING SHOW

Il #MeToo raccontato a puntate non ha bisogno di tanti voli di fantasia. Le vicende della serie The Morning Show (disponibile su AppleTV+) ricalcano quelle del conduttore del Today Show che la rete americana NBC ha licenziato dalla sera alla mattina dopo vent’anni di servizio. Il suo nome è Matt Lauer ed è uscito di scena con disonore dopo le accuse di carattere sessuale lanciate da una collega nel 2017. Nella finzione il protagonista al centro dello scandalo ha il volto di Steve Carell e la sua partner di scena è interpretata da Jennifer Aniston. La new entry? Reese Witherspoon.

The Morning Show
The Morning Show

SELF-MADE

Madam C. J. Walker ha riscritto la storia. Dalle sue gesta è nata la biografia On her ground e poi è arrivata la miniserie Self-made (disponibile su Netflix) con Octavia Spencer. Questa donna incredibilmente tenace ha creato una cura per i capelli afro e ha superato qualsiasi ostilità, dai pregiudizi razziali alle discriminazioni di casta. E così è diventata la prima donna black a diventare milionaria non per patrimonio di famiglia ma per propri meriti imprenditoriali.

Self-made

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Self-made
Amanda Matlovich/Netflix

THE GREAT

Caterina La Grande non è mai stata così naïve e così spiazzante come nella versione di Elle Fanning in The Great (disponibile su Starzplay e RakutenTV), la parodia di una grande sovrana in versione adolescente innamorata. Dimentichiamo la versione austera con Helen Mirren: stavolta la storia della gloriosa sovrana russa svela altarini surreali, complotti di corte e un matrimonio con l’imperatore Pietro (Nicholas Hoult) che ha il sapore della farsa.

The Great

Peter The Great Day

The Great
Andrea Pirrello

HOLLYWOOD

La fantasia sfrenata di Ryan Murphy vuole riscrivere la storia, inclusa quella di Hollywood (disponibile su Netflix) nel secondo dopoguerra, quando le discriminazioni per razza e orientamento sessuale dominavano il mondo dello spettacolo. I personaggi sono reali, da Vivien Leigh ad Eleanor Roosevelt, ma ad un certo punto le vicende che li coinvolgono deragliano da come gli eventi si sono svolti e prendono un sentiero più giusto, ugualitario e libero. Si parte dalla realtà, insomma, per sfociare nel sogno e nell’utopia.

Hollywood
Hollywood
COURTESY OF NETFLIX

MRS. AMERICA

Le vicende della serie Mrs. America (dall’8 ottobre su TIMVision) affondano le radici nei fatti del 1972, quando era al vaglio l’Equal Rights Amendment, una proposta di legge che voleva garantire pari diritti di genere sostenuta da Shirley Chisholm (Uzo Aduba, Orange is the new black), prima donna di colore al Congresso. Tocca a Cate Blanchett, invece, farsi portavoce del movimento anti-femminista. La verità fa male: quel tentativo di uguaglianza è purtroppo fallito miseramente, cambiando il corso della storia.

Mrs. America
Mrs. America

UNORTHODOX

Etsy, la protagonista di Unorthodox (disponibile su Netflix), rivive la storia vera di una ragazza “vittima” di matrimonio combinato da una famiglia ortodossa tradizionalista. La diciannovenne, incinta e già madre, sa di non aver alcuna libertà, nessun diritto e neppure una voce. Solo grazie ad un’amica lascia Brooklyn alla volta della Germania, dove si trova la madre, già scappata da questo mondo che le sta stretto.

Unorthodox

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Unorthodox
Anika Molnar/Netflix

RAMY

Ramy (disponibile su Starzplay e RakutenTV) è il titolo di una comedy brillante ma anche il nome del comico che l’ha creata e la interpreta, Ramy Youssef. La storia è la sua, quella di un millennial musulmano in bilico tra gli insegnamenti religiosi e il desiderio di libertà sessuale tipica dei suoi coetanei. Alternando i toni comici con quelli drammatici, la storia smantella pregiudizi e mostra un volto inedito di una realtà culturale a volte fraintesa.

Ramy

bay’ah

Ramy
Craig Blankenhorn