LIVORNO. L’Iti Galilei è una piccola città incastonata tra l’ottocentesco Cisternone del Poccianti e porta San Marco, simulacro del Risorgimento livornese dietro al quale eroicamente Livorno resistette per due giorni all’assalto austriaco del 1849.
13 edifici, 74 classi, 8 specializzazioni, all’interno anche un museo della chimica. Ogni giorno dai cancelli dell’Iti passano 1850 studenti, 200 professori, un centinaio tra assistenti, tecnici, amministrativi.
A vederlo dall’alto sembra davvero un’industria, con i suoi corpi di fabbrica allineati che ospitano una ventina di laboratori e le officine meccaniche, e non a caso il cambio delle ore è segnato dal suono di una sirena, la stessa che a Livorno è stata il simbolo del cantiere navale Luigi Orlando.
Per andare da un posto all’altro dentro al Galilei ci sono docenti che sfrecciano in bici tra corridoi e cortili, per trovare qualcosa da mangiare c’è uno spaccio che tra gli studenti livornesi è una leggenda che si tramanda da generazioni, per qualcuno addirittura un motivo per scegliere questa scuola che in realtà è tra le più dure e apprezzate della provincia e anche oltre, per la didattica, la formazione laboratoriale e il legame col mondo del lavoro.
Per mettere a regime anti-Covid l’organizzazione di questa città la preside Manuela Mariani è al lavoro praticamente da giugno. «Questa estate non ho fatto un giorno di ferie e il mio staff si è articolato per affiancarmi sempre e comunque - racconta -. Oggi possiamo dire a studenti e genitori che ce l’abbiamo fatta: tutti faranno lezione in presenza e in aula, nel rispetto delle normative e in massima sicurezza».
Per riuscire nell’impresa l’Iti ha avuto bisogno di un jolly, che gli ha passato la Provincia di Livorno dotandolo di una succursale, una palazzina indipendente all’interno del vicino Ipsia Orlando, a meno di duecento metri di distanza, in cui saranno dirottate a rotazione le quinte classi. «In questo modo ogni giorno avremo 150 studenti in meno nella sede di via Galilei», spiega Mariani.
È proprio in via Galilei, davanti all’entrata principale dell’istituto, che inizia il nostro viaggio nella scuola ai tempi del Covid, quello che faranno da stamani i quasi duemila allievi dell’Iti, ma che in qualche modo ricalcherà lo stesso dei nostri figli che frequentano le elementari, le medie, un professionale o un liceo.
LA CICLABILE ANTI-ASSEMBRAMENTI
Per essere precisi questo viaggio comincia ancora prima, addirittura sulla strada, perché davanti all’Iti livornese uno scherzo del destino ha voluto che proprio in questi giorni il Comune costruisse una pista ciclabile, pensata anni fa, che paradossalmente finirà per essere funzionale proprio all’emergenza sanitaria, come sottolinea la preside: «Eviterà lo stazionamento delle auto in attesa dei ragazzi e i conseguenti assembramenti».
4 INGRESSI APERTI ED ENTRATE SCAGLIONATE
Da sabato, davanti ai cancelli, sono stati affissi dei cartelli bianchi e una mappa: “entrata numero 1”, “entrata numero 2”, “entrata numero 3” ed “entrata numero 4”. «Abbiamo aperto tutti gli ingressi che abbiamo a disposizione: dunque due in via Galilei, uno via Zola e uno in via Abba. A seconda di dov’è la propria aula, i ragazzi entreranno da un cancello diverso», spiega il vicepreside Pietro Fontana, che ci accompagna in questo tour. «Lo stesso criterio varrà per le uscite: se una classe ha fatto l’ultima ora in officina uscirà da via Abba, che è il cancello più vicino». È così che i 1850 alunni che prima si ritrovavano tutti insieme alle 8 davanti alla scalinata di via Galilei, tolti i 150 delle quinte spostati in succursale, diventeranno 4 gruppi da 425 ragazzi. Che a loro volta saranno ulteriormente dimezzati: una parte entrerà alle 8, un’altra alle 9. Il risultato è che i temutissimi assembramenti saranno parcellizzati, sia in entrata che in uscita, perché anche l’ultima sirena suonerà per qualcuno alle 13 e per altri alle 14.
IN FILA INDIANA NEI CORRIDOI CON LA MASCHERINA
Quando i cancelli si apriranno, gli studenti dovranno alzare la mascherina e seguendo il percorso indicato a terra con frecce verdi raggiungeranno la propria classe. «I nostri corridoi sono molto ampi: una direzione è indicata in verde, l’altra in rosso, a seconda del verso che si percorre. Per ogni spostamento, in tutti gli spazi comuni è obbligatorio l’uso della mascherina, il rispetto del senso di marcia e il mantenimento di un metro di distanza da chi ci precede», continua Fontana.
BANCHI SINGOLI E ADESIVI PER TERRA
Le classi sono già tutte predisposte. Entriamo in una a caso, è una terza, una delle più numerose: contiamo 29 banchi singoli. 28 sono posizionati davanti alla cattedra, divisi in 7 file da 4. Uno invece è laterale. «Abbiamo aule molto grandi come questa», spiega il professore. «I banchi li avevamo già, alcuni sono più vecchi, ma tutti funzionali. Ne sono arrivati anche un centinaio di nuovi per la succursale». A terra sul pavimento sono fissati degli adesivi. «Indicano la posizione delle gambe dei banchi perché sia rispettato il metro da bocca a bocca». «È stato un lavoro impegnativo, ci siamo messi col metro a misurare classe per classe, posto per posto», racconta il vicepreside. «Dove c’è lo spazio per la cattedra l’abbiamo lasciata: servono due metri dagli alunni in questo caso. Dove non c’è lo spazio invece abbiamo messo un banchino». Nelle classi dove è previsto l’insegnante di sostegno c’è una postazione, accanto alla cattedra: «Il docente si siede lì, se ha necessità di alzarsi per andare accanto all’alunno indosserà mascherina e visiera».
CON LA MASCHERINA ALLA LAVAGNA E TANTI SALUTI AL PROFESSOR KEATING
«Solo seduti al proprio banco si potrà togliere il dispositivo - spiega il vicepreside -. Chi sarà interrogato dovrà rimetterselo per il tragitto fino alla lavagna. A quel punto potrà toglierlo. Le interrogazioni alla cattedra non saranno più possibili, bisognerà che i ragazzi stiano due metri indietro». La stessa regola varrà per gli insegnanti: dimentichiamoci il professor John Keating che passeggia tra gli allievi e recita Orazio e Byron. «I docenti insegneranno dalla cattedra e alla lavagna, ma non gireranno più tra i banchi. Se durante un compito un alunno chiederà un’informazione l’insegnante si alzerà con la mascherina».
AL BAGNO UNO ALLA VOLTA SMISTATI DAI BIDELLI
Agli angoli dei corridoi una bidella sta posizionando i dispenser col gel igienizzante. «In tutte le classi ci sarà un erogatore - spiega Fontana -, mentre nei laboratori gli studenti useranno i guanti». Le regole per andare alla toilette ma anche allo spaccio saranno molto più rigide che in passato. «In bagno si potrà andare uno alla volta. Solo nei bagni più grandi potranno entrare in due. Consideri che solo nel palazzo centrale abbiamo 4 postazioni di bagni ad ognuno dei cinque piani». Saranno i bidelli a smistare il traffico per il gabinetto ma anche per chi si recherà allo spaccio o alle macchinette delle bibite.
LO SPACCIO, IL CAFFÈ E LA SCURE SULLA SOCIALITÀ
«Lo spaccio sarà attivato solo con l’orario definitivo, per adesso resta chiuso», spiega il vicepreside Fontana, mostrandoci la saracinesca abbassata del bar affacciato sul grande cortile interno dove presto la preside conta di ristrutturare i campi da basket perché l’educazione fisica in palestra si potrà fare con molte limitazioni. Le file chilometriche, in stile caserma, per comprarsi la schiacciata o un panino però resteranno foto da album dei ricordi. «Anche qui si potrà andare uno per volta, le assistenti sono state formate per controllare che vengano rispettate le regole». Nella stanza del caffè invece un nastro rosso limita l’accesso: niente più conversazioni o minuto di relax. Si infila la moneta, si beve e si torna in classe, da soli.
È l’aspetto della socialità il più colpito, ma non l’unico, in questa ripartenza dopo mesi senza scuola: perché questa serie di regole da rispettare senza eccezioni, questi comportamenti meccanici da seguire, gel, mascherina, distanza, divieto di contatto, se da un lato responsabilizzerà e insegnerà l’inderogabilità delle norme, dall’altro, unito alla ferita aperta in tutti noi dal virus, potrebbe rappresentare uno choc o comunque far calare un’ombra sull’entusiasmo quotidiano dei nostri figli.
È per questo che la preside dell’Iti ha mandato un messaggio chiaro ai suoi insegnanti: «La prima raccomandazione che ho fatto al collegio docenti è che al di là delle norme e delle organizzazioni venga fatta un’accoglienza attenta dei nostri studenti che sono lontani da scuola da marzo. I ragazzi vanno incoraggiati, accolti, è fondamentale che ogni insegnante attivi una relazione educativa con i suoi alunni, un ascolto, un dialogo motivante, che metta ogni ragazzo nella possibilità di sentirsi bene nell’ambiente scolastico. Voglio che nessuno perda di vista il messaggio educativo anche di serenità e motivazione che si deve dare agli studenti». —