Il sindaco: «C’è un processo in corso, bisogna attendere». Non c’è ancora la data della prima udienza in tribunale
MORTARA. A tre anni dal rogo di rifiuti alla Eredi Bertè di Mortara, il cumulo di materiale bruciato è ancora allo stesso posto. La bonifica non è ancora partita. E Rifondazione Comunista, all’opposizione in consiglio comunale con l’ex sindaco Giuseppe Abbà, dopo un volantinaggio al mercato organizza per sabato mattina un presidio davanti alla Eredi Bertè di via Fermi. L’opposizione accusa la giunta leghista del sindaco Marco Facchinotti di immobilismo, dato che la bonifica non è ancora partita. «Com’è noto c’è un procedimento penale in corso - ribatte il primo cittadino leghista di Mortara, Marco Facchinotti. – Anche Regione Lombardia attende l’evoluzione della situazione prima di eventualmente procedere. Ricordo che noi ci siamo costituiti parte civile».
L’unico rinviato a giudizio è l’ex titolare, il 53enne di Castello d'Agogna Vincenzo Bertè. La procura di Pavia contesta a Bertè i reati di incendio colposo (quindi non di aver appiccato le fiamme) e realizzazione di discarica non autorizzata. La prima udienza si sarebbe dovuta tenere in inverno, ma l’emergenza Covid ha fatto slittare la convocazione. «Al momento non c’è ancora la nuova data della prima udienza», spiegano dall’associazione ambientalista Futuro Sostenibile in Lomellina, che si è costituita parte civile nel processo a carico di Bertè.
La procura non ha ancora accertato chi aveva appiccato fisicamente il rogo, ritenuto comunque doloso. L'incendio era scoppiato all'alba del 6 settembre 2017 ed era durato 14 giorni. Dai rifiuti in fiamme si era sviluppata anche diossina, le scuole di Mortara e dintorni erano rimaste chiuse per due giorni e c'erano state ordinanze per evitare di raccogliere frutta e verdura negli orti della zona. Il titolare era stato indagato nel luglio 2018. Nel luglio 2019, l'azienda è stata dichiarata fallita.
La bonifica dei rifiuti ancora ammassati in via Fermi costerebbe circa 1,5 milioni di euro. L'unica garanzia è una polizza fideiussoria di una finanziaria asiatica da oltre 300mila euro. Secondo la procura nell’area c’erano 17mila metri cubi di rifiuti contro i 6mila autorizzati. Il giorno del rogo era previsto un controllo dell’Arpa, saltato perché all’alba era iniziato il maxi rogo. —