Hanno partecipato al corso per badanti di Comune e Solco. Il ritardo per un guasto informatico: e la Regione tergiversa
MANTOVA. Metti la burocrazia, che tutto complica, aggiungici pure il Covid, che ogni cosa ha rallentato, e otterrai l’esasperazione di trenta donne, in situazione d’affanno sociale, che da mesi attendono di essere pagate secondo quanto pattuito. Da chi? Risalendo a ritroso la catena delle responsabilità si arriva a Regione Lombardia, da cui il Comune attende un sì perché Solco, consorzio di cooperative sociali, possa accreditare i (circa) 60mila euro previsti a titolo d’indennità di partecipazione a un corso di formazione per “assistenti familiari domiciliari”, in una parola “badanti”. Poco meno di 2mila euro a testa. Che pochi non sono, soprattutto per queste donne ai margini, aiutate a trovare un riscatto attraverso l’integrazione e il lavoro nel tessuto di Lunetta, quartiere mondo con venti etnie e ottocento alloggi popolari.
Così grazie al progetto Lunattiva che, presentato dal Comune di Mantova (capofila), ha vinto un bando regionale dedicato all’inclusione e finanziato attraverso il Fondo sociale europeo. Progetto articolato, Lunattiva, che ha cercato anche di disinnescare in modo intelligente la grana della morosità incolpevole degli inquilini Aler. Come? Ad esempio, attraverso azioni di volontariato al servizio del quartiere, che generano piccoli crediti utilizzabili per asciugare il debito. E poi aiutando gli inquilini indietro con l’affitto a trovare un lavoro. Ad esempio, attraverso il corso per badanti, riservato a donne disoccupate e con un discreto numero di primavere a ostacolare la ricerca di un’occupazione.
Novanta ore per rammendare esistenze smagliate, riannodando la volontà alla prospettiva. Il corso si è concluso lo scorso dicembre con una grande festa, un girotondo di colori e sapori a testimonianza dell’identità composita di Lunetta. Ma il sorriso si è presto spento sulle labbra delle trenta partecipanti, che otto mesi dopo attendono ancora i 1.950 euro d’indennità di corso. Questione di principio, certo, ma, in alcuni casi, anche di necessità. Di chi è la colpa? All’origine del ritardo ci sarebbe un malfunzionamento tecnico del portale di Regione Lombardia sul quale vanno caricati i dati di spesa. Morale, il Comune ha sollecitato via pec, posta elettronica certificata, un assenso formale che supplisca al difetto tecnico. Ma il sollecito, ripetuto, è rimasto senza risposta.
Gli stessi formatori di Solco hanno chiesto a Regione di poter anticipare i soldi alle trenta donne in attesa, però la risposta non è stata confortante: «A vostro rischio e pericolo». Insomma, c’è solo da aspettare. Ma quanto ancora? «Abbiamo inviato alla Regione tutta la documentazione necessaria, le rendicontazioni e le integrazioni – ripete l’assessore Nicola Martinelli – purtroppo il lockdown e le ferie hanno rallentato l’attività degli uffici. Speriamo che l’ok all’erogazione dei soldi sia ormai questione di giorni. In casi di particolare fragilità, il Comune è comunque disponibile a trovare una soluzione».
Insomma, tocca armarsi di pazienza. Ma la pazienza è proprio ciò che le trenta donne hanno esaurito. Si sentono tradite al di là dei soldi, l’entusiasmo per l’opportunità di un nuovo inizio, che restituisse senso al loro orizzonte, è annegato nell’ennesima delusione. «Siamo stufe di aspettare, non ce la facciamo più» si sfoga, con voce graffiata, una di loro. E in quel graffio c’è dentro tutto. Disillusione, rabbia stanchezza.