«È l’unica soluzione per ottenere un obiettivo chiave: poi con le preferenze si porta il movimento in consiglio»
Firenze
È stato da una parte per quasi tutta la campagna elettorale. O forse ce lo hanno tenuto. Ma il governatore uscente, Enrico Rossi alla fine la sua l’ha detta. Si è girato verso M5s e l’ha invitato a votare per Eugenio Giani, proponendo il «voto disgiunto». Quindi, si è girato verso Giani e lo ha consigliato: «Guarda a sinistra, da uomo che raccoglie le istanze di solidarietà, uguaglianza, libertà che vengono dal mondo della sinistra, di antifascismo».
Rossi è, con l’ex ministro Vannino Chiti a un evento sul referendum costituzionale. A M5s Rossi dice: «Il voto disgiunto non fa perdere nulla perché se da una parte si vota per il proprio movimento la rappresentanza in consiglio regionale è assicurata, superando la soglia del 5%, dalla candidata presidente 5 Stelle Irene Galletti e, se si vota dall'altra il candidato del centrosinistra, l'unico che realisticamente può sconfiggere la destra, si dà una mano a questo obiettivo che mi pare un obiettivo chiave, fondamentale».
Per Rossi, infatti, con una vittoria del centrodestra in Toscana (che non è ancora data per esclusa) «un rafforzamento della compagine del governo nazionale non ci sarebbe affatto, questo lo possono capire tutti, ma questo non significa che automaticamente debbano esserci delle conseguenze». Insomma non è detto che se il centrosinistra perdesse in Toscana cadrebbe anche il governo Conte II.
Tuttavia, Rossi chiede uno sforzo anche a Giani, per evitare che le parti più in difficoltà della società possano votare per partiti diversi dalla sinistra perché si sentono abbandonate: «In questa situazione il rischio pensiamo ai settori della società sempre più emarginati, soprattutto ai giovani dei quali cresce la disoccupazione a livello nazione e quindi anche in Toscana, ai 500mila disoccupati in più che si sono avuti negli ultimi mesi e quelli che si aggiungeranno nei prossimi mesi. Guardare con un occhio attento agli interessi della parte più debole da sinistra è il consiglio che mi sento di dare» a Giani». —