EMPOLI. Dopo la corsa alla produzione di mascherine che iniziò nell'Empolese Valdelsa in pieno lockdown, come è andata a finire? Nei mesi scorsi alcune aziende del territorio si misero a disposizione riconvertendo le loro produzioni e venire incontro a un'esigenza diffusa poiché il prodotto, fino ad allora importato quasi esclusivamente dalla Cina, scarseggiava ed era diventato fondamentale per la prevenzione del contagio da Coronavirus. Passata la fase emergenziale, ogni azienda si è trovata di fronte a un bivio: strutturarsi per una produzione massiva oppure tornare a concentrarsi sul proprio core business.
Pellemoda e Hostage di Empoli, per esempio, hanno reputato che l'esperienza delle mascherine fosse da concludere: «Ci siamo fermati con la produzione poco dopo che il commissario Domenico Arcuri annunciò l'introduzione del prezzo calmierato - spiega la titolare delle aziende, Azzurra Morelli - adesso abbiamo 800mila mascherine certificate in magazzino che non hanno richiesta di mercato né da parte di enti né di provati. Solo alcune piccole realtà ce le stanno chiedendo. Essendo mascherine cucite, avevano un prezzo ben oltre il calmierato e non aveva senso continuare a farle, anche perché non avevamo acquistato i macchinari». Chi invece aveva comprato una macchina, poi diventate due, è la Gossip Srl di Castelfiorentino che dopo aver ricevuto la certificazione dell'Istituto Superiore di Sanità stanno portando avanti una commessa da dieci milioni di mascherine termosaldate per Invitalia. «Al momento ne abbiamo prodotte quattro milioni - spiega la titolare Roberta Antonelli - abbiamo creato un distaccamento separato dall'azienda di alta moda. Noi proseguiamo anche per via dell'investimento sui macchinari che è stato fatto, guardando al futuro. Siamo in trattative con il Marocco e la Francia per venderle anche in questi Paesi, sono cose in divenire. Attualmente siamo impegnati al 100% su quella commessa con tre turni di lavoro e macchine a ciclo continuo che producono di media 160 mascherine al minuto».
A luglio ha interrotto invece la produzione il Retificio Nassi di Empoli. «Non avendo ottenuto la certificazione dell'Iss andare avanti sarebbe stato rischioso e scorretto - spiega Guido Brogi - il mercato si è ormai normalizzato, vendiamo ancora qualcosa a clienti storici e rivenditori. Possiamo rifarle, ma su ordinazione. Non abbiamo infatti più stock. Dispiace essere stati prima coinvolti dal pubblico, poi trovate le soluzioni ci hanno lasciato alla finestra». Chi ci crede ancora è la Italconf di Montaione. «Noi ci siamo attrezzati con i macchinari automatici e ne produciamo circa 40mila al giorno - sono le parole del titolare Sandro Viti - ma rispetto a prima la concorrenza è forte ed è tornata l'importazione. Per ora vendiamo a Rsa, aziende e farmacie in particolare. Le scuole? Ancora non ci abbiamo capito niente, non abbiamo risposte in tale senso».
