«I binari hanno trasformato il mondo rurale. Ma oggi la ferrovia è diventata anche un reperto». Stasera ai Giardini Ducali
«La modernità è penetrata in un mondo rurale attraverso i binari, cambiando per sempre il paesaggio naturale come quello antropologico. Oggi, però, da oggettivazione del moderno e dell'accelerazione che la contraddistingueva, la ferrovia è diventata reperto di un mondo scomparso».
Sono le parole di Alessandro Portelli, uno dei massimi teorici italiani della storia orale e docente di Letteratura angloamericana all'Università La Sapienza di Roma.
E allora che cosa ha significato il treno per un paese come l’America? Lo rivelerà questa sera lo storico sul palco dei Giardini Ducali alle 21 quando, insieme al musicista Gabriele Amalfitano, al bassista Matteo Portelli e all'attrice Margherita Laterza, terrà una divertente lezione di storia in musica dal titolo “Mistery Train", ovvero un viaggio nell'immaginario americano che ripercorre il rapporto dell’America con il treno, tra racconti, poesie e canzoni.
Perché la scelta del treno per raccontare un pezzo di storia dell’America?
«Perché il treno è uno dei simboli della letteratura americana per eccellenza e “ Mistery Train” indaga la ferrovia come irruzione della modernità nel paesaggio bucolico dell’America di metà Ottocento. Il treno è simbolo della rivoluzione industriale e della crescita economica, è luogo simbolo di duro lavoro e di protesta se si pensa per esempio alle rivolte del ’77 a Chicago o alla leggenda di John Henry, il minatore nero che sfidò la scavatrice fino alla morte. Ma nella narrazione il treno diventa anche il simbolo della fine di un’era, quando tramonta, a causa dell’arrivo delle automobili e delle grandi compagnie autostradali».
E per lei personalmente cosa rappresenta il treno?
«Un'allegoria religiosa. Se penso al percorso dell’anima verso il paradiso, me lo riesco ad immaginare solo come un viaggio in treno».
Che viaggio sarà per il pubblico quello di stasera?
«Curioso, divertente e coinvolgente. Quando Laterza mi chiese di preparare uno spettacolo sulla storia dell’America, subito mi venne spontaneo pensare al treno e guardare al repertorio dell’amico musicista Amalfitano. Dopo esserci incontrati, senza grandi difficoltà abbiamo creato questa lezione di storia in musica e teatro. Del resto l’uso letterario del treno come simbolo, si intreccia anche nei testi di molte canzoni. Da lì, insieme al bassista Matteo Portelli e all'attrice Margherita Laterza, è venuto naturale chiamare a raccolta le voci di Nathaniel Hawthorne e Emily Dickinson ma anche quelle di Woody Guthrie, Bruce Springsteen, Elvis Presley e Johnny Cash».
Perché secondo lei questo format riscuote così successo tra il pubblico?
«Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, sto constatando con piacere che non è vero che la storia non interessa più a nessuno, anzi, al contrario. C’è una esigenza da parte dei cittadini non solo di conoscerla, ma di sviluppare un senso critico verso di essa. Tutto ciò è meraviglioso per noi, perché grazie a questo tipo di narrazione riusciamo a coinvolgere gli spettatori in modo attivo».
Quindi, da docente universitario, cosa pensa del taglio delle ore di storia a scuola e dell’abolizione della geografia?
«Credo sia la cosa più stupida e assurda che si possa fare. La scuola di oggi mira a formare gli studenti unicamente per un mestiere offrendogli competenze molto tecniche. Non è sbagliato, ma la scuola ha anche l’obbligo e il dovere di formare cittadini consapevoli e questo è possibile solo trasmettendo ai nostri ragazzi un bagaglio culturale in cui la storia e la geografia così come il latino sono i protagonisti». —