VILLAREGGIA. Centinaia di piccioni sono stati trovati morti in diversi luoghi di Villarreggia. Anche in mezzo alle strade, nelle piazze e nelle vie principali del paese. Una morte avvenuta per avvelenamento. Lo hanno accertato le analisi del servizio veterinario dell’Asl/To4 effettuato su alcuni campioni all’istituto zoprofilattico di Torino: i poveri pennuti hanno mangiato delle granaglie prodotte con sostanze tossiche utilizzate come esca, sparse da una mano ignota. Un metodo illegale, che il servizio veterinario ha subito segnalato alla Procura di Ivrea. Il Comune di Villareggia invece ha emesso un’ordinanza in cui invita la popolazione alla prudenza.
Le granaglie infatti potrebbero essere mangiate da cani e dai gatti, che a loro volta potrebbero essere quindi avvelenati. Ma anche i bambini: se ingerite accidentalmente le granaglie, il veleno provoca emorragie interne. Quindi il ricovero in ospedale per la lavanda gastrica è una certezza.
«In caso di ritrovamento di volatili morti – avverte il vice sindaco Fracangelo Carra – i cittadini devono subito avvisare il Comune, che provvederà alla rimozione. Anche le granaglie non vanno toccate. Il Ministero della salute vieta l’utilizzo e la detenzione di esche o di bocconi avvelenati, e naturalmente l’abbandono di qualsiasi alimento preparato in maniera tale da poter causare intossicazione, lesioni, o la morte del soggetto che lo ingerisce».
Inoltre la polizia locale indaga per scoprire il colpevole partendo dalla zona in cui si è verificata la maggior concentrazione di piccioni avvelenati. Indagini che tuttavia non si annunciano facili. «Quello della presenza dei piccioni che con i loro escrementi creano problemi di igiene pubblica, essendo vettori di malattie – aggiunge Carra – è un problema serio, ma che non va affrontato in questo modo. Va impedito il loro accesso nei sottotetti e nelle travate che si affacciano sulle strade ed in luoghi frequentati dal pubblico attraverso la sistemazione di apposite barriere».
Un sistema quest’ultimo utilizzato con successo da molti altri Comuni, anche attraverso ordinanze che obbligano i privati ad intervenire nelle abitazioni. Un provvedimento attuato di recente da Barone e da Foglizzo, dove si era assistito ad un aumento di piccioni che si riproducono velocemente quando trovano il loro habitat ideale. Anche a Caluso qualche anno fa si era registrato un analogo caso di avvelenamento di piccioni, concentrato in un’ area nel centro storico, nelle vicinanze della chiesa parrocchiale, dove i volatili erano più diffusi. L’autore non era mai stato scoperto, ma il fenomeno era cessato dopo i controlli della polizia locale e dopo l’ordinanza del Comune. —
lydia massia.
