Il suo corpo trovato ai piedi della diga del Teleccio. Ai funerali della moglie, il 26 agosto, anche i sindaci Formia e Cena
LOCANA. Il dolore per la recente perdita dell’amata moglie per lui era insopportabile. La donna era morta a causa di una forma di tumore non curabile dieci giorni fa. E per lui, come aveva confidato ad un amico fidato, vivere non aveva più senso.
Giovanni Carosso, che nella frazione Casale di Mazzè dove abitava da anni, tutti chiamavano Gianni, 70 anni, come la moglie, ieri, giovedì 3, si è lasciato andare nelle acque del lago del Teleccio. Qui è poi stato ritrovato, ormai privo di vita dopo l’allarme di un pescatore che ha visto il corpo affiorare tra rocce ed acqua. Otto giorni prima, mercoledì 26 agosto, Giovanni Carosso, nella chiesa parrocchiale della frazione Tonengo di Mazzè aveva dato l’ultimo saluto alla moglie Laura Mattea, per tanti anni, fino alla pensione, insegnante alla scuola materna di Caluso.
La coppia, che prima viveva nella città del vino si era trasferita nella tranquilla frazione Casale in una bella casa con le persiane verdi. E qui, entrambi in pensione, marito e moglie si dedicavano ai loro interessi culturali e ai loro hobbies. Gianni Carosso era stato un imprenditore nel settore del ferro. Sempre insieme, innamorati come il primo giorno, aiutandosi l’uno con l’altra. «Gianni saputo della malattia della moglie – ricorda Bruno Vittonatto già sindaco di Mazzè e coscritto della coppia - non la lasciava mai. Insieme lottavano da anni sperando di sconfiggere quel cancro che poi, invece, ha ucciso Laura. L’ho visto al funerale della moglie, ed abbiamo parlato per qualche minuto. La sua sofferenza si leggeva nello sguardo. Il loro era amore vero. Insieme hanno affrontato tutto ciò che la vita offre. Le gioie ma anche i dolori».
Il figlio, Marco, insegnante alla scuola secondaria di primo grado Guido Gozzano di Caluso, aveva regalato loro la gioia di due nipotini, Andrea e Matteo. «L’avevo visto solo il giorno prima – dice la vicina di casa - ma oggi (giovedì per chi legge) non ha aperto le persiane. Gianni e la moglie erano due anime buone, gentili e riservati. Lui usciva tutti i giorni, mentre Laura sovente preferiva restare a casa. Sapevamo della sua malattia che ha sempre affrontato con una grandissima ed esemplare dignità».
Non riesce ancora a trovare le parole neppure il parroco don Alberto Carlevato che lo scorso mercoledì aveva celebrato le esequie della moglie di Carosso, a cui avevano partecipato anche i sindaci di Caluso Mariuccia Cena e di Mazzè Marco Formia. «Giovanni era una persona unica, un uomo d’altri tempi - dicono in paese - Era riservato ma non schivo. Amava dialogare. Non si è fermato neppure davanti alla notizia della malattia che aveva colpito la sua compagna di vita: l’avevano affrontata insieme. Visite, medici, momenti di speranza ed altri di preoccupazione. Ma nessuno si sarebbe aspettato il suicidio. Forse Gianni ha pensato che fosse l’unico modo per ricongiungersi a Laura».