PAVIA. Un’ora e quaranta minuti di tempo per barrare 60 domande a risposta multipla nella speranza di dare avvio ad una brillante carriera. Si sono dati appuntamento ieri verso le 9, davanti al Polo del Cravino ed al Campus Aquae, i 1.125 aspiranti medici che hanno sostenuto i test di ammissione alla facoltà dell’Università di Pavia. Una procedura, però, diversa da quella degli scorsi anni: il Covid ha cambiato le carte in tavola ed è stato necessario adeguarsi alle normative sul distanziamento ed igienizzazione. E intorno alla Nave polizia locale, auto in sosta vietata e persone sparse su un'area molto più grande del solito, quando i candidati si ammassano nel giardino in prossimità delle aule.
L’esame in era Covid
L’esame è iniziato a mezzogiorno, ma prima i ragazzi hanno dovuto superare in entrambe le sedi una sorta di checkpoint allestito dal personale dell’Ateneo e della Protezione civile, sia per compilare i moduli di autocertificazione che per la rilevazione della temperatura corporea. Operazioni che sono state svolte all’aperto giusto per non congestionare gli spazi dove poi si è svolta la prova. A tale proposito, gli esaminandi sono stati dislocati in 17 aule differenti: quattro al Campus Acque e tredici sparse tra le aule della facoltà di Ingegneria e del Polo Nuovo al Cravino.
Rispetto al 2019, onde evitare spostamenti per l’Italia, il ministero ha stabilito il criterio della territorialità per i test di ammissione: tra il migliaio di studenti presenti in città, oltre ai pavesi, sono arrivati solo i ragazzi residenti nelle province di Lodi, Cremona e Mantova. Dopo aver depositato gli effetti personali, e in fremente attesa di iniziare il test, si è presa un’ulteriore precauzione: la igienizzazione delle mani.
Il kit per le mani
L’Università ha fornito un piccolo kit ad ogni studente che, prima di posare le mani sui banchi, ha dovuto disinfettarsele utilizzando un apposito gel. L’ora e quaranta minuti dedicata al test è stata rispettata con precisione svizzera. Ma nessuno è potuto uscire appena terminato l’esame. Piano piano le porte si sono aperte e, due alla volta, i ragazzi hanno ripreso la via di casa lasciando l’edificio secondo un percorso prestabilito, diverso da quello fatto in entrata. Tra loro c’era anche Anna, della provincia di Cremona: «Non è stato un esame difficile, speriamo in bene – ha commentato –. Mia mamma è medico. Sono sempre stata affascinata dal suo lavoro e vorrei specializzarmi in Dermatologia o Medicina dello sport».
Non la pensano così Chiara (della provincia di Pavia), e Carolina, arrivata da Mantova. «Mi è sembrato un esame difficile – ha sottolineato quest’ultima –. Le domande di logica e chimica erano davvero complesse. Al momento non so ancora quale specializzazione scegliere». Tra i genitori in attesa di buone notizie, fuori dal Cravino, si è fatto largo Scharock, studente di origine iraniana un po’ in là con gli anni. «Avevo già fatto l’esame a Varese, ma poi mi sono laureato in un’altra facoltà – ha raccontato –. Sono affascinato dalla Medicina, quindi ora ci ho riprovato».
Il preside
Insomma, nonostante i timori iniziali, sembra essere andato tutto per il verso giusto, conferma il preside di facoltà, il professor Marco Benazzo: «Non ci sono stati problemi con il rispetto delle regole. Abbiamo gestito un grande flusso di studenti. Medicina a Pavia è molto richiesta dai ragazzi, e il coefficiente per entrare è fra i primi tre d’Italia, tra due settimane usciranno le prima graduatorie in forma anonima, poi quelle definitive». Tra pochi giorni, il 10 settembre, si passerà all’esame dei 694 studenti stranieri che hanno fatto richiesta. In totale l’Università di Pavia mette a disposizione 246 posti più 27 di Odontoiatria. —
Alessio Molteni
