UDINE. L’aumento della violenza domestica è stato uno degli effetti collaterali della quarantena forzata imposta dal Covid-19. Che il rischio ci fosse era una consapevolezza diffusa, e a confermarlo arrivano purtroppo i dati resi noti nei giorni scorsi, attraverso l’Istat, dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio.
Il termometro in crescita è quello delle chiamate al 1522, il numero verde contro la violenza e lo stalking attivo su tutto il territorio nazionale. In sensibile calo nel 2019, le chiamate ricevute dagli operatori del servizio, nei quattro mesi compresi tra l’inizio di marzo e la fine di giugno di quest’anno, sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo del 2019.
Poco meno di 7.000 lo scorso anno, nel 2020 i contatti validi sono stati 15.280, il numero più alto di sempre, su base quadrimestrale, da quanto è stato attivato il servizio. Al trend nazionale non fa eccezione il Friuli Venezia Giulia, dove si è verificato un sensibile incremento delle chiamate, da 103 a 163, sia pure inferiore in termini percentuali a quello registrato su scala nazionale.
E inferiore anche alla portata del telefono, dal momento che molti restano ancora i casi nascosti per omertà, vergogna o per paura delle conseguenze.
I motivi delle chiamate
Un’analisi più approfondita dei dati, possibile su scala nazionale, rivela che sono diminuite le chiamate per errore (703), per molestia (766) o per scherzo (3.585), che rappresentano in ogni caso circa un quarto dei 20mila contatti complessivi registrati dagli operatori.
Sono invece raddoppiate come detto, anche grazie alla pubblicizzazione e alle campagne di sensibilizzazione promosse dal Governo, le chiamate valide, oltre 15mila, e addirittura quintuplicate le richieste di aiuto inviate tramite chat, passate da 417 a 2.666 messaggi.
Accanto alla richiesta di aiuto da parte delle vittime di violenza, 4.899 telefonate, pari al 32,1% del totale delle chiamate valide, crescono anche i contatti per informazioni sulla tipologia di servizi offerti dal 1522 (3.655 pari al 23,9%).
Il numero verde, durante il periodo di lockdown, ha fornito indicazioni anche su altri servizi di supporto sociale e psicologico (2.979 chiamate, pari al 19,5% del totale), «a testimonianza – si legge nella nota diffusa dall’Istat – della funzione di “vicinanza” che questo servizio ha erogato in un particolare momento di crisi».
Fvg e Italia
Anche depurando il dato dalle semplici chiamate di supporto o legate a richieste di informazione, il trend in aumento dei casi risulta purtroppo pienamente confermato. Supera il picco storico infatti, oltre al numero delle telefonate, anche quello degli episodi di violenza: il servizio ha infatti registrato, tra marzo e giugno, ben 6.494 vittime, anch’esse più che raddoppiate rispetto alle 3.020 dello scorso anno.
Casi in aumento anche in regione, dove si è passati dalle 39 vittime di marzo-giugno 2019 alle 60 di quest’anno. È il dato più alto dal 2014, ma inferiore al picco di 83 vittime registrato nel 2013.
Lockdown e chiamate
A confermare la correlazione tra convivenza forzata da lockdown e richieste di aiuto l’andamento giornaliero delle chiamate, disponibile anch’esso su base nazionale. Analizzando la media di chiamate quotidiane nei quattro mesi considerati, il valore sale dalle 75 di marzo alle 171 di aprile, il mese di totale lockdown, per scendere a 143 in maggio, il mese che segnò l’avvio della cosiddetta fase due (18 maggio).
Il confronto con il 2019 rimedia medie giornaliere di chiamate valide più che triplicate ad aprile e quasi triplicate a maggio. Valori molto più alti anche a giugno, con un raddoppio rispetto alla media del 2019: un incremento su cui potrebbero incidere, oltre a tempi di convivenza che restano più alti anche per effetto della crisi occupazionale, anche le iniziative di pubblicizzazione e sensibilizzazione sul servizio promosse durante l’emergenza.