MANTOVA. Gioia e ansia. Il conforto della normalità, anche se altra e più sorvegliata rispetto al passato recente, e il timore del contagio, tornato a minacciare le nostre giornate. Si vive sospesi tra emozioni contrastanti quest’ultimo spicchio d’estate, che ha già il sapore dell’autunno. Così anche le educatrici che oggi (1 settembre) riaccoglieranno i bambini negli asili nido: le prime strutture a riaprire, già rodate attraverso i servizi estivi. Se i nidi comunali riguadagneranno la normalità gradualmente, quelli privati cominceranno subito con l’inserimento dei nuovi iscritti e il tempo pieno. Tutti nel rispetto delle norme anti-contagio, che impongono prassi e cautele. Come la misurazione della febbre all’ingresso e l’organizzazione di bimbi ed educatori in gruppi autonomi.
La gradualità implica che nei quattro nidi comunali – Chaplin, Soncini, Peter Pan e Kelder, per un totale di 211 posti – si parta con orario ridotto, dalle 7.30 alle 13.30, e dal riambientamento dei bambini che frequentavano già a febbraio, quando il virus rapinò tutti quanti della quotidianità: l’accoglienza dei nuovi iscritti scatterà da metà settembre.
Ordinanze alla mano, la rilevazione della temperatura all’ingresso dell’asilo è «raccomandata fortemente»: per il personale, per i bimbi e pure per i loro accompagnatori. Ai genitori sarà chiesto di firmare un patto di corresponsabilità, attraverso il quale si accettano le misure adottate per la riapertura e si condividano le norme per garantire la sicurezza.
«Non è tutto così chiaro – interviene Francesca Bertelli di Assonidi Confcommercio – in assenza di linee guida specifiche da parte di Ats Val Padana, facciamo riferimento alle indicazioni di Regione Lombardia. I dubbi sono legati a questioni pratiche, ad esempio ai certificati medici in caso di malattia dei bambini. Per il resto, abbiamo già fatto pratica con i servizi estivi. Se qualcuna delle strutture del territorio non riaprirà? Al momento ho notizia di due asili, ma manca ancora l’ufficialità».
Regioni e governo si sono accordati per salvare il rapporto di 1 a 8 tra educatori e bambini, ma il nuovo corso impone l’organizzazione in “bolle”: «Gruppi che non possono venire a contatto tra loro – spiega Bertelli – ognuno avrà il suo spazio dove giocare, mangiare e dormire». Questo per limitare i danni in caso di contagio. Con che spirito si riparte? «Tanta voglia di rivedere i bimbi e un po’ di ansia».