Il nuovo campionato non è ancora iniziato, ma come ogni anno ad attirare l'attenzione di tutti i tifosi c'è un evento da non perdere: il Calciomercato. Dal 1 settembre al 5 ottobre tutti incollati a tv, radio, siti e giornali per sapere chi prende chi, con i battiti che salgono se il grande colpo lo sta per fare la squadra del cuore.Un evento al quale è bene arrivare preparati, perché anche il Calciomercato ha il suo linguaggio. Dal diritto di riscatto al prestito secco, dalle clausole legate al numero di presenze alla recompra. Il glossario è quanto mai vario, e per non farsi trovare impreparati (o per fare una bella figura con i colleghi d'ufficio o gli amici al bar) è opportuno conoscere le basi, per sfoggiare al momento giusto il termine più adatto alla discussione. Si sente di tutto quando si parla di Calciomercato. E se l'inizio è quasi sempre un abboccamento o un mostrare interesse, significa che in fondo, sotto sotto qualcosa bolle in pentola. Ma, almeno in questa fase, è meglio essere prudenti e non sbottonarsi troppo. Un po' come la frase «un amico mi ha detto che...», perché durante il mercato c'è sempre qualcuno che ha un amico ben informato. Gli esperti dicono e non dicono, fanno sapere di sapere, ma senza entrare nel dettaglio. L'incertezza crea interesse, fa parlare, rende viva l'attesa e non si vede l'ora di conoscere qualche dettaglio in più.
La formula giusta
Se poi la trattativa va avanti, si entra nella fase cruciale, quella della formula, ovvero la modalità con cui le parti si accordano per il trasferimento di un giocatore. Lo scenario è quanto mai ampio e variegato. Se il cartellino (altro termine tecnico per indicare materialmente il documento del calciatore presso la federazione di appartenenza, proprio come quelli che si firmavano da ragazzini alla presenza dei genitori per poter giocare nella squadretta del paese) passa da una squadra all'altra con un semplice scambio di (molto) denaro, allora le parti dovranno stabilire la cifra e le modalità di pagamento. Perché va bene trasferire il calciatore, ma con i soldi come si fa? C'è chi paga in un'unica soluzione, chi invece preferisce qualcosa di più fantasioso: divisione in rate, una parte fissa e una legata a qualche bonus (come il numero di presenze o di gol che il calciatore in questione farà l'anno seguente), una parte del totale in denaro e la differenza scontata con l'inserimento di un altro giocatore nell'affare, in modo da abbassare il prezzo da pagare e compensarlo con la cessione di un calciatore gradito alla controparte.
Oppure c'è chi paga la clausola rescissoria, ovvero una somma di denaro prestabilita al momento della firma del contratto: Lautaro Martinez con l'Inter ne ha una da 111 milioni, esercitabile entro un determinato periodo (nel suo caso il 7 luglio di ogni anno). Il Paris Saint Germain pagò quella da 222 milioni al Barcellona per Neymar (scottato dall'esperienza, il club catalano impose clausole record, come quella da 700 milioni per Messi), la Juventus mise sul tavolo i 90 milioni necessari per strappare Higuain al Napoli senza che l'altra parte potesse obiettare. Inutile dire che il vero colpo lo fa chi acquista un giocatore a parametro zero, termine tecnico per dire gratis, perché è scaduto il contratto con la vecchia squadra e il diretto interessato è libero di andarsene dove vuole, solitamente al miglior offerente, ovvero chi mette sul piatto il contratto più ricco.
I prestiti
E poi c'è l'universo dei prestiti, dove la fantasia degli operatori di mercato tocca livelli altissimi: si parla così di prestito secco (il giocatore va in un'altra squadra ma a fine anno torna da dove era partito), il prestito con diritto di riscatto (la società che riceve il giocatore in prestito può decidere se alla scadenza riscattarlo o rispedirlo al mittente), ma anche con il prestito con l'obbligo di riscatto (prima te lo presto, poi però mi dovrai pagare la cifra concordata, in modo da avere la certezza di poter contare su una determinata somma per ragioni di bilancio o per poter reinvestire sul mercato).
Negli ultimi anni, invece, dalla Spagna abbiamo importato la cessione con diritto di recompra. La prima squadra a subire tale formula è stata la Juventus con Alvaro Morata. Arrivato nel 2014 dal Real Madrid per 20 milioni, la squadra spagnola si era riservata il diritto di riacquisto, fissato a 30 milioni. Il Real si assicurò una plusvalenza di 20 milioni, il giocatore fece bene nei due anni a Torino e i Blancos se lo ripresero pagando solo 10 milioni in più di quelli incassati, equivalenti all'analoga plusvalenza messa a bilancio dalla Juve.
Meccanismo semplice ma efficace: chi lo vende fa un affare, incassando più di quanto aveva speso, mentre chi lo compra è vero che spenderà più di quanto aveva incassato, ma lo farà a un prezzo già fissato che non rischia di salire alle stelle intavolando un'asta con altri club. La caccia al grande affare è ufficialmente aperta.
LEGGI ANCHE:
Valore squadre serie A: l’Inter ha la rosa più ricca
Barcellona-Messi, una storia lunga 20 anni
Chi è Emil Roback, il nuovo acquisto del Milan raccomandato da Ibra