Mentre Lampedusa scoppia, mentre decine di migranti sbarcano liberi sulle spiagge italiane scomparendo nel nulla e senza un minimo di controllo Covid, mentre il numero degli arrivi è tornato a livello dell'epoca dei porti aperti e dell'Europa assente, e mentre le navi Ong sono in piena operatività ecco che la risposta di Conte e del suo governo è sempre la stessa e si divide in due.
La prima è negare il problema: non c'è infatti alcuna emergenza in Italia. Va tutto bene. Peccato che non sia così, come dimostrano le richieste d'aiuto dei sindaci maggiormente colpiti dall'onda migratoria (Lampedusa, tanto per dirne una dove il primo cittadino è ex uomo Pd, sicuramente di sinistra, che racconta di una città al collasso ed abbandonata minacciando addirittura lo sciopero generale dell'isola) ed i racconti (video e testuali) dei migranti in fuga, del caos nei tamponi ai migranti, delle Ong che scorrazzano per il Mediterraneo senza che da palazzo Chigi ci sia una linea chiara di gestione.
La seconda mossa, conseguenza della prima, è rinviare. Rinviare il decreto maggio a giungo, poi luglio. Rinviare gli aiuti alle imprese. Rinviare se si parla di migranti la modifica se non cancellazione dei decreti sicurezza di Salvini. Ricordate cosa dicevano dalla maggioranza un anno fa? Primo gesto della nuova alleanza giallorosso sarà l'addio ai decreti voluti dal leader leghista. Molto più che un annuncio, un vero e proprio manifesto politico-programmatico.
Bene. Sono passati 12 mesi e nulla è successo. I decreti sono ancora in vigore e oggi il premier annuncia che se ne riparla ad ottobre. Quando il numero di sbarchi cala per questioni meteo e quindi di migranti non se ne riparlerà più fino alla primavera successiva.
L'oggi, a quanto pare a Conte interessa poco. Forse perché teme quanto potrebbe accadere a settembre. Con le difficoltà legate al ritorno a scuola, con le aziende che potranno riprendere a licenziare, con l'economia ferma, ed i casi di Covid in risalita.
Tranquilli, per quanto potrebbero essere pesanti uguali la risposta del premier sarà sempre la stessa: negare e rinviare.