ANGUILLARA.
Salsicce, pastasciutta e vino rosso ma di mascherine e distanziamento, manco a parlarne. Del resto, l’incontro veneto “contro la dittatura sanitaria” promosso da Forza Nuova non poteva che avere connotati negazionisti. Progenitori dell’iniziativa i big del partito neofascista, a cominciare dal segretario nazionale Roberto Fiore, per proseguire con il presidente Pierfrancesco Belli, il vicesegretario Giuliano Castellino, il veronese Luca Castellini e il responsabile veneto Luca Leardini. Tutti felicemente ammassati in un capannone nella campagna di Anguillara Veneta, in un tripudio di aquile e tricolori.
Un pranzo domenicale da incorniciare per una sessantina di fedelissimi nostalgici. Un modo per condividere un sentimento che, in questa fase, contraddistingue il gruppo di estrema destra: l’idea che il Covid-19 sia soltanto una invenzione ordita da chissà quale sistema. «Il popolo italiano e veneto merita la verità su tutto quello che non ci è stato raccontato finora e che ha sprofondato l’Italia in una profonda crisi economica, sanitaria, sociale», scrivono sui profili social. E allora eccoli qua, tutti insieme appassionatamente, senza mascherine e in uno spazio chiuso. Se un locale pubblico si azzardasse a fare ciò che ieri hanno fatto gli organizzatori del pranzo sociale neofascista, scatterebbero sanzioni e chiusura.
In questo caso però la domenica bestiale dei seguaci di Roberto Fiore è stata organizzata in uno spazio privato, precisamente il capannone di un’azienda di Anguillara gestita da un simpatizzante. Nelle foto pubblicate sui profili Facebook si vedono griglie roventi, enormi pentole di pasta e tavoli con postazioni ravvicinate. Nessuno indossa la mascherina, né i cuochi, né le donne che si sono prestare a fare da cameriere.
Le immagini pubblicate ieri hanno indignato persino alcuni simpatizzanti, tutti concordi nel definire questo comportamento quantomeno rischioso, se non proprio irresponsabile e poco rispettoso.
Prima del pranzo i cinque big del movimento neofascista hanno tenuto un comizio, non perdendo l’occasione di buttare odio contro i migranti in arrivo sulle coste della Sicilia e di rilanciare la linea complottista in merito alla pandemia. Ed è stata proprio questa una delle ragioni che hanno innescato la scissione dello scorso mese di maggio. «Scelte politiche non condivise su questa dittatura sanitaria» aveva ammesso Leardini, senza spiegare ma lasciando intendere che la linea di Roberto Fiore in merito alla quarantena non sia stata condivisa da tutti i militanti. —