IVREA. A giudicare dalle condivisioni ricevute, non avranno difficoltà a trovare una casa. Il canile di Caluso, dopo la rinuncia del proprietario a ogni diritto, ha potuto dichiarare adottabili gli otto cuccioli di Dogo argentino, trovati con due cani adulti - mamma e papà -, su un balcone di via Aosta a Ivrea. Il padrone era andato in vacanza e li aveva lasciati lì, senza cibo né acqua, né un riparo dal sole, a sopravvivere tra i propri escrementi.
Così gli agenti del commissariato di Ivrea e Banchette sono riusciti, grazie all’aiuto dei vigili del fuoco, a portarli via da quell’inferno prima che ci rimettessero la vita. Ora gli animali stanno bene, sono seguiti e curati a dovere.
La loro storia ha fatto il giro del web. «Ho passato la giornata al telefono - spiega Luciano Sardino, responsabile del canile di Caluso -, ci hanno chiamato persino dalla Calabria. Naturalmente non esiste che organizziamo un trasporto a fino a laggiù, hanno già tanti cani randagi da adottare, non riesco a capire perché vogliano prenderli qui. Loro comunque saranno disponibili a partire da metà settembre, ora devono stare ancora un po’ con la madre, vanno vaccinati e microchippati. Poi partirà una procedura di pre-affido, dove anche i nuovi padrone saranno valutati».
D’altronde non solo gli unici cuccioli adottabili in Canavese. Anzi c’è sempre bisogno di qualche persona volenterosa che si prenda cura degli animali. «Domani ne arrivano altri sette da Borgofranco, da una situazione di profondo disagio. E comunque tra i canili di Caluso e Rivarolo abbiamo più di duecento cani da adottare».
Quel che ha più colpito Sardino è stata la totale indifferenza dei vicini alle sorti dei poveri cuccioli e dei due cani adulti. «Forse avevano paura - spiega - ma lì nel palazzo sono rimasti tutti zitti. A parlare è stata una signora di Montecarlo che ha la casa a Montalto, altrimenti gli altri non lo avrebbero fatto. Se non si fosse mossa lei, non si sarebbe mosso nessuno. Credo che l’indifferenza sia l’aspetto peggiore».
Secondo Sardino, il meccanismo è lo stesso che fa sì che la sopravvivenza del canile di Caluso sia «a rischio». «Il problema - spiega - per noi è la sopravvivenza. Ci sono Comuni che non pagano, altri che non si convenzionano proprio, per quello che sarebbe un obbligo di legge. Noi siamo la struttura più grande della provincia di Torino, ma sopravviviamo grazie alle donazioni di privati, che in questo periodo per via dell’emergenza Covid stanno scarseggiando». —