TRIESTE Ora Trieste ha la struttura per il turismo congressuale che i politici di tutti i colori invocano ormai da anni. Il cantiere del Trieste Convention Center di Porto vecchio sta chiudendo in queste ore: stamane il grande complesso verrà inaugurato dal sindaco Roberto Dipiazza, in vista del via a Esof2020 di mercoledì.
Avviati il 13 marzo del 2019, i lavori si concludono oggi a causa della pausa imposta dalla pestilenza fra il 13 marzo e il 4 maggio di quest’anno: un’opera costata circa 13 milioni di euro, sul cui utilizzo futuro pesa il destino del comparto turistico nel nuovo mondo plasmato dal virus. Al momento, però, il Tcc è pronto ad ospitare il suo primo grande evento, l’Esof a sua volta in ritardo causa-Covid, che aprirà i battenti il 2 settembre.
Andrea Monticolo, amministratore delegato dell’azienda Monticolo&Foti che ha provveduto alla parte portante dei lavori, si aggira nelle grandi aule del Tcc, mentre tutt’attorno ferve l’attività del personale del cantiere e dei tecnici di Esof, intenti a mettere a punto gli ultimi particolari per l’inaugurazione.
I lavori
Un’estensione da 10 mila metri quadrati, tremila per il solo Magazzino 28-bis, e un volume da circa 100 mila metri cubi. Sono le proporzioni grezze del Trieste Convention Center, una mole da 3.600 tonnellate di calcestruzzo, che di fatto è ora il centro congressi tecnologicamente più avanzato del Triveneto. L’importo totale della spesa è di circa 13 milioni di euro: l’importo affidato al gruppo Monticolo&Foti è pari a otto milioni, quello dato alla Rosso è di tre milioni, il resto è invece andato a ditte minori sotto la direzione di Tcc stessa, come la Tiepolo-Ranieri-Cmr per il rivestimento dell’edificio.
Nel grande spazio espositivo del Magazzino 28 sono pronti gli spazi per gli stand degli enti che partecipano a Esof. «Di fatto questa parte, come quella nel 27, diventerà la nuova fiera di Trieste», dice Monticolo. Ma la parte più succosa deve ancora venire: «Il lavoro sui magazzini 27 e 28 è un intervento su strutture esistenti - spiega - ma il cuore del Tcc è il 28-bis». L’imprenditore accede alla sala da 1.900 posti collocata in fondo al complesso, costruita ex novo per dare a Trieste uno spazio conferenze delle dimensioni richieste dai congressi odierni: «La peculiarità è l’assenza di colonne, insolito per uno spazio così grande».
Realizzarlo non è stato facile: il tetto si regge su alari da 38 metri ciascuno, portati in Porto vecchio nel cuore della notte, su trasporti eccezionali lunghi 45 metri. Le pareti e il soffitto sono stati coperti di pannelli fonoassorbenti, precauzione resa necessaria dal riverbero del suono, che avrebbe reso impossibili gli interventi dei relatori: «Prima che mettessimo i pannelli il rimbombo durava cinque secondi», ricorda Monticolo.
La sala richiede dotazioni tecnologiche all’altezza. come spiega Luca Moreno di Intech Srl: «Abbiamo montato dei proiettori 4K laser, quanto di meglio offra il settore oggi. Pochi li hanno anche tra i cinema». Un singolo proiettore appeso al soffitto pesa 180 chili: le schermate arrivano a 12 metri. In questo modo anche chi siede in fondo alla sala ha occasione di vedere il relatore.
La sicurezza
Al piano superiore dell’edificio troviamo la sala da cui il personale sicurezza monitora le telecamere di sorveglianza: anche in questi caso si è scelto un sistema di sorveglianza a fibre ottiche di alta qualità. «È tedesco - dice Monticolo -. Per una questione di sicurezza interna a Tcc abbiamo preferito evitare tecnologie cinesi, ormai è acclarato che alcuni loro grandi privati sono strumenti anche per il governo. Qui abbiamo usato quasi solo tecnologie europee».
A proposito di sicurezza, tutto l’edificio è attrezzato con sistemi antincendio. La struttura è interamente antisismica e anche la parte degli impianti è stata realizzata in modo da poter resistere a una scossa di terremoto.
Gli spazi
Passiamo la passerella, ormai celebre, che unisce in volo il magazzino 28 al 27, e arriviamo al bar Illy ormai operativo all’interno di quest’ultimo. Oltre la porta si vedono gruppi di giovani, i primi visitatori di Esof, mentre curiosano nelle mostre allestite nella parte frontale dell’edificio.
Anche i due magazzini storici avranno spazi per conferenze: nel 27 ci sono due sale da 50 posti, una da 150 e una da 400; nel 28 ce n’è un’altra da 420 posti. Inutile dire che il coronavirus non consentirà di sfruttare appieno la capienza del Tcc, almeno per ora: ogni “carega” del centro congressi triestino è ben distanziata dall’altra, almeno per il momento. Bisognerà aspettare che la buriana passi per poterlo vedere a pieno regime.
La tecnologia green
La tecnologia, dicevamo, è il fiore all’occhiello del Tcc. I costruttori sono orgogliosi dell’impianto di videosorveglianza di ultima generazione, con un altissimo livello di cybersecurity. Ma non basta, anche il ricorso a internet è protetto: è stata realizzata una rete sia cablata che WiFi a copertura dell’intera struttura. La rete è all’altezza degli ultimi standard di sicurezza per quanto riguarda gli accessi, al fine di evitare gli utilizzi non autorizzati. È garantita anche la privacy degli utenti, i cui dati privati vengono crittati durante la navigazione. Basta farsi una passeggiata attorno al magazzino 28 o al 28-bis, inoltre, per vedere sulle mura una distesa di pannelli fotovoltaici, che risponderanno a una bella fetta delle esigenze energetiche del centro: si tratta di un investimento rilevante, spiegano i costruttori, ma lungimirante. Prima di un decennio, infatti, non sarà necessario pensare a rimpiazzare i pannelli, che continueranno così a fornire energia a tutto il Tcc.
Anche tutti i sistemi di condizionamento e areazione collocati sul tetto degli edifici sono un esempio di tecnologia: sono stati realizzati appositamente per questo progetto, pezzi unici, e ora che sono in posizione sono stati ridipinti in coerenza con il punto del magazzino in cui si trovano, in modo da uniformare l’impatto della struttura anche dalla distanza o dall’alto.
Buona volontà, progetti e l’impegno delle istituzioni e dei privati sono stati le premesse fondamentali per costruirlo, ma la realizzazione pratica si deve alle maestranze: dal marzo 2019 a oggi sono state circa 12 mila le presenze in cantiere tra operai e tecnici, per circa una cinquantina di uomini al giorno. Nei 12 mesi di lavori, sottolineano ancora i costruttori, non c’è stato nessun incidente, a riprova del buon modello di sicurezza sul lavoro messo in campo per l’occasione.—
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