Nel calcio di oggi, lo sappiamo, le bandiere non esistono più; lo dimostra anche la querelle Messi, di cui tutti i media mondiale stanno parlando. Chi avrebbe pensato, soltanto pochi mesi fa, che la “Polga” avrebbe chiesto di lasciare quella che da sempre è la sua squadra, il Barcellona ? Invece è successo, ed adesso il numero 10, ormai ex, “blaugrana” è il giocatore più ambito del mondo, anche se scritturarlo non è semplice, considerato il faraonico ingaggio.
Barcellona. Una situazione paradossale, nella quale il club che lo aveva accolto da ragazzino, con problemi di crescita, il Barcellona, ha dato l'impressione di creare ad arte tutte le premesse affinchè Leo salutasse la Catalogna. Aldilà dei risultati, che vanno e vengono, ci sono state alcune mosse della società fatte apposta per far saltare la mosca al naso al fuoriclasse. Prima la scelta di non stringere per riportare a casa Neymar, unico a detta di Messi in grado di ridare competitività in ottica Champions al “Barca”, per poi spendere una vagonata di milioni per Griezmann, bravo sì ma non all'altezza di “O'Ney”, poi quella di esonerare il tecnico Valverde, ben visto da Messi, per scritturare uno che la Champions manco sapeva dove si trovasse, il modesto Quique Setien, per il quale è già arrivato il benservito. E siccome due indizi fanno una prova, figuriamoci tre, con le sembianze della messa sul mercato dell'uruguagio Suarez, uno con il quale Messi ha composto una affatatissima coppia, sia in campo che fuori.
Barcagate. Ciò che più ha fatto infuriare, fuori dal campo, però, il numero uno del mondo è stata la scoperta che la società aveva versato oltre 3 milioni di euro, extra bilancio, ad una società affinchè venissero diffamati alcuni giocatori, con particolare riferimento proprio a Leo Messi ed alla moglie Antonella. Altro chiaro indizio della manovra societaria per indurre il fuoriclasse argentino a chiedere la cessione, senza inimicarsi la piazza. Una manovra, sulla carta, inspiegabile, ma che diventa meno tale considerando che il bilancio parla di un terrificante deficit di 460 milioni di euro.
La Clausola. Una situazione nella quale la clausola rescissoria di Messi ingolosisce come un bicchiere d'acqua per chi ha appena attraversato il deserto. Con quella massa di denaro il bilancio si riassesta e Bartomeu, il presidente uscente, può legittimamente aspirare ad una conferma alle prossime elezioni. Peccato, però, che la dirigenza abbia fatto i conti senza l'oste; la clausola infatti prevede sì 700 milioni per uscire dal contratto, ma anche la possibilità di farlo gratuitamente. E qua tutto si avvita, il termine era il 31 maggio, la comunicazione, tramite burofax, della “Polga” è arrivata il 25 agosto, con l'entourage dell'argentino che afferma che il prolungarsi della stagione ha allungato la scadenza del termine. Una situazione che si ingarbuglia per l'emergenza Coronavirus e che porterà, probabilmente, ad una lunga querelle giuridica. Amplificata dalle indiscrezioni per cui Messi si sarebbe rivolto alla Fifa, richiedendo di poter svestire gratuitamente la casacca “Blaugrana”. Insomma, la querelle è solo all'inizio; del resto l'unico modo che ha Messi di salutare la Catalogna e accasarsi in un altro club è di farlo a parametro zero, considerando il suo super stipendio, si parla di qualcosa come 50 milioni di euro netti a stagione.
Le pretendenti. Cifra monstre che, ovviamente, è fuori dalla portata di quasi tutte le società del mondo. Ed allora le pretendenti più accreditate sono tre, considerando anche la “condicio sine qua non” della partecipazione alla prossima Champions League. In primis c'è il Barcellona, dove Messi ritroverebbe l'amato Guardiola, con cui ha fatto incetta di trofei, nazionali ed internazionali, subito dietro il PSG, in Francia tornerebbe a far coppia con Neymar, e poi l'Inter che ha bisogno di un colpaccio di questo genere per scalare quello scalino che lo divide dalla squadre più forti del mondo. Attenzione, però, a qualche outsider, sembra di vedere la stessa situazione di due anni fa; allora sul mercato c'era Cristiano Ronaldo, nessuno parlava della Juventus, e poi sappiamo tutti dove è andato a finire CR7. —