Ricordare il passato aiuta a comprendere meglio il presente. Lo diceva un certo Montesquieu, ma non ci si riferisce alla filosofia politica e si vuol parlare di tennis. Ebbene, il passato di Matteo Berrettini agli US Open, che cominceranno oggi, riporta alla mente le seguenti informazioni targate 2019:
– 1° italiano in semifinale agli US Open dal 1977.
– 1° Italiano in semifinali sul cemento in uno Slam, visto che 42 anni prima si giocava sulla terra verde.
– 2° italiano più giovane a raggiungere una semifinale Slam nell’era Open (dopo Adriano Panatta).
– 4° italiano in semifinale nell’era Open (dopo Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Marco Cecchinato).
Preso nota? L’azzurro si proietta dunque allo Slam americano con l’inevitabile peso della conferma. L’anno scorso era una specie di “Cenerentola”, oggi è un giocatore nella top-10, con un tennis che sul cemento può fare male a chiunque: dritto e servizio devastanti e rovescio in crescita. Certo, gli infortuni e una risposta ballerina sono gli aspetti critici di un tennista che di margini di miglioramento ne ha ancora molti e la pandemia, da questo punto di vista, è stato un bene e un male: il romano ha potuto aver cura del proprio corpo, mettendosi alle spalle alcuni problemi che lo aveva condizionato a chiosa della stagione passata e all’inizio di questa; non poter giocare tanti match ufficiali non gli ha permesso di mettere (come si suol dire) minuti nelle gambe e non c’è allenamento migliore di una partita per farlo.
Nel Masters 1000 di Cincinnati l’uscita di scena contro l’americano Reilly Opelka, al di là dei meriti oggettivi del padrone di casa, ha evidenziato una forma non eccelsa del tennista del Bel Paese, non prontissimo sulle gambe e un po’ pigro negli spostamenti contro i “siluri” dello statunitense. In sostanza, il Matteo visto l’anno scorso è ancora lontano. Difficile quindi una replica in questo 2020 così strano per l’emergenza sanitaria? Vedremo.
Il debutto, che avverrà domani 1° settembre, sarà contro il giapponese Go Soeda, non certo un avversario insormontabile: nessun precedente tra Berrettini e il trentacinquenne giapponese che, al massimo, è stato numero 47 nel 2012 ed è ora fuori dai primi cento. Al secondo turno è probabile la sfida contro il ventiduenne francese Ugo Humbert, favorito sul giapponese Yuichi Sugita, e qui la storia potrebbe essere un po’ diversa. Il giovane transalpino ha un bellissimo tennis ed è capace di disegnare traiettorie un po’ in stile “Denis Shapovalov”. Pertanto servirà già una prova di livello di Matteo. Andando avanti gli ostacoli potrebbero essere il norvegese Casper Rudd, vittorioso sul romano in una delle sue giornate meno lusinghiere del 2019 al Roland Garros, e negli ottavi di finale un remake della sfida dell’anno passato contro il russo Andrey Rublev, prima dell’affascinante incrocio con l’altro russo (finalista della stagione passata) Daniil Medvedev.
Se si dovesse continuare, il n.3 del mondo Dominic Thiem potrebbe incrociare Matteo, anche se l’austriaco non ha incantato nel torneo di Cincinnati per usare un eufemismo, e allora possibili altri nomi potrebbero essere quelli dello spagnolo Roberto Bautista Agut o del canadese Milos Raonic, che invece nella competizione menzionata hanno fatto vedere di essere in condizione. In sostanza, pur con tante assenze, i nomi importanti non mancheranno e per Berrettini le difficoltà ci saranno difficoltà. Non resta quindi che godersi lo spettacolo.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse