L’uomo nuovo nel panorama dello spettacolo italiano ha stazza omerica, battute fulminanti e porta in dote una narrazione preziosa, diversa da molto cianciare cui siamo costretti in questi tempi frettolosi. È un attore che ha nella umanità grondante e sincera la sua cifra esistenziale, non solo stilistica.

Andrea Pennacchi, 50 anni, padovano, figlio di un partigiano finito in un campo di concentramento (gli ha dedicato uno spettacolo che sta portando in giro per l'Italia: Mio padre, appunti su una guerra civile), pilota dell’Alitalia mancato, attore per quella naturale inclinazione che hanno certi vecchi ragazzi, capaci di creare mondi da un dettaglio, uno sbuffo di vita, un inciampo.

Pennacchi ha un percorso solido alle spalle, tanta gavetta, tanto teatro, tante maschere, tanto girovagare, tanto studio; ha conosciuto la notorietà un anno fa con il video «Ciao terroni», una brillante presa per i fondelli dei razzisti (che solo i razzisti non hanno capito). È stato - quel video che ha spopolato su Youtube - il piedistallo sopra cui Pennacchi ha costruito il personaggio del Pojana, rivelazione assoluta di Propaganda Live, compagno di viaggio di un milione e mezzo di italiani nei lunghi mesi del lockdown.

Il Poiana - padroncino veneto che rimanda alla fauna dei personaggi raccontati in Schej di Gian Antonio Stella ma in cui si ritrovano anche inattesi slanci poetici che illuminano la poesia di Andrea Zanzotto - è allo stesso tempo feroce e sentimentale, livoroso e zavorrato da un sentimento buono, quello dell’arrampicatore sociale che un poco - ma solo un poco - si concede il lusso del dubbio. Ha una bella faccia, Pennacchi - Pojana, una faccia di una bellezza antica, adatta a molte situazioni, soprattutto a quelle in cui il comico si mescola con il malinconico, in una vasta gamma di espressioni che il nostro sa usare con disinvoltura. Nella sua irosa compostezza Pennacchi - Pojana offre parole argute e un corpo che appare più massiccio del naturale, per quella capacità di recitare con uno sguardo di sbieco, un gesto, un leggero agitarsi di mani.

Ma non di solo Pojana (ci ha scritto anche un libro di successo: Pojana e i suoi fratelli, ed. People/Store) vive l’attore. 

Televisione, quindi, tra gli altri il Il paradiso delle signore e La vita promessa, entrambe produzioni Rai. E teatro: l’anno prossimo allo Stabile di Padova, con uno spettacolo che fotograferà la discussa vicenda del Mose di Venezia. E cinema: ha recitato per Carlo Mazzacurati (La giusta distanza e La sedia della felicità), per Andrea Segre (Io sono Li e La prima neve), per Silvio Soldini (Il colore nascosto delle cose) e ha duellato con Pierfrancesco Favino in Suburra di Stefano Sollima. Da poche settimane - da quando sono cominciate  le riprese del film sulla vita di Roberto Baggio, Il Divin Codino (Netflix e poi Mediaset) - Pennacchi interpreta le tre fasi nella vita di Florindo, il padre di Roby, l’unico vero custode del segreto della magia del più grande fuoriclasse degli ultimi trentanni del calcio italiano.

Oltre la maschera del Pojana, piace pensare che Pennacchi - nelle sue incursioni cinematografiche - rispolveri il fondamentale e nobile ruolo della «spalla», il caratterista testata d’angolo del cinema italiano degli anni d’oro. La conferma arriva da Petra, la detective nata dalla penna di Alicia Gimenez-Bartlett che è diventata una serie-tv girata da Maria Sole Tognazzi e interpretata da Paola Cortellesi: i quattro episodi andranno in onda su Sky Cinema a partire dal 14 settembre. Pennacchi interpreta un poliziotto vecchio stampo ricco di saggezza, il collega che tutti vorremmo avere accanto, mite ma mai arrendevole.