Nel tour il tema è diventato il lavoro, non più i migranti: «Le tute blu votano già Lega, ora fate il miracolo!»
SAN VINCENZO. Certo, sarebbe un «miracolo» acciuffare la Toscana. Ma se i toscani lo realizzassero, lui tornerebbe il Capitano volante, mica questo affannato leader di una truppa in crisi. «Voi fate il miracolo in regione e io mando a casa Renzi e Conte». Si scrollerebbe di dosso i gufi e i sondaggi che giorno dopo giorno incrinano la sua immagine e la sua burbanza. Ché dal Papeete in poi non ne ha imbeccata una. E allora quella che da decenni governa la Toscana è «una finta sinistra», perché i «veri operai votano Lega, il Pd è il partito delle banche non più delle fabbriche», grida col vocione da un gazebo di Empoli dando di «sfigati, brutti e incazzati» ai centri sociali contrapponendoli ai «veri agricoltori, i vecchi comunisti e operai che oggi non votano Pd ma noi». È un canovaccio e Matteo Salvini lo ripete ad ogni tappa sempre più rauco, grifagno, carnivoro. A Tirrenia - dove ha fatto il bagno con selfie in acqua - un'altra cartuccia: «Non è più questione di destra e sinistra, di ideolgie, qui si gioca la partita del cambiamento e c’è l’occasione di scardinare un sistema di potere», dicono più o meno con le stesse parole l’ex ministro e Susanna Ceccardi, la rossa scelta per smacchiare i rossi.
E se non fosse per la scritta “San Vincenzo” composta con i palloncini argento vagamente grillo pride, sembrerebbe di stare davvero nella Toscana profonda e popolare. La ex Toscana rossa, ohibò. Son venuti in mille ad ascoltarli Matteo e la Susy, come qui chiamano tutti l’ex sindaca: militanti, fan, supporter, curiosi, alcuni in infradito e canottiera e, ovvio, qui sventolano i tricolori mica falce e martello, c’è chi inneggia a Bolsonaro, ma nei gazebo si mangia pane e porchetta, c’è pure la band che suona un lento, «un pezzo davvero dolce in attesa del segretario»¸ dice il vocalist dal palco. Dolce? Come dolce?
Ecco, sì, saremo anche fra sovranisti duri e puri, ma in fondo perfino questo campo circondato da pini sulla via Biserno è una specie di “scalpo” simbolico. Questo spicchio di sabbia e erba bruciacchiata è sempre stato il campo della festa dell’Unità e se non fosse per le bandiere del Granducato che avvolgono le staccionate mica sembrerebbe di stare al raduno chiave in vista della campagna delle regionali del centrodestra.
Il leader sovranista sa che se ha una possibilità di riscatto deve trovarla in Toscana e sa anche di non poter usare solo (e tutto) il classico repertorio leghista per conquistarla. Ceccardi e lo staff sono stati chiari. «Matteo, qui i nostri temi non bastano». Qui non funzionano le citofonate e le spacconate dell’Emilia. E così la campagna di Salvini sarà giocata sul modello Pisa, e la Toscana immaginata come un grande Cep, il quartiere popolare abitato da operai e ceto medio dove nel 2018 la Lega ribaltò una storia. Così l’ex sindaca di Cascina da giorni cita contrita «le fasce deboli, gli asili nido, le case popolari agli italiani, i poveri» e dice che la «vera emergenza sono i 150 mila lavoratori che di qui a dicembre perderanno il lavoro» e non più i migranti. Ma soprattutto che «non è detto che chi ha un retaggio culturale di sinistra non scelga il cambiamento», perché «in giro sento un’aria nuova». La Susy ha pure soffiato lo slogan a Enrico Rossi per rimarcare il senso di uno scounting a sinistra: «Toscana, ci siamo. Loro non ci sono stati per niente. Noi invece ci saremo e soprattutto siamo a un passo dalla vittoria».
Salvini ci crede, perché da giorni i sondaggi offrono lo scenario di un testa a testa. «Quando vinsi con Antonelli a Cascina – dice Ceccardi – le rilevazioni del Pd lo davano avanti al 65%. Dissi che non credevo ai sondaggi e mi portò fortuna. Ora mi danno a 2-3-6 punti da Giani? Continuo a non crederci, faccio la campagna col cuore», ride la Susy. Solo anche Salvini avrebbe in mano le sue statistiche. «Susanna e Giani sono a un’incollatura. E Matteo ora ci crede, qui è possibile sfondare. E se vince può rimettersi in carreggiata», dice un parlamentare. Così la Toscana potrebbe diventare l’anti-Papeete, per questo il Matteo “operaio” nei suoi comizi alterna i “classici” contro «l’invasione» e i toni cari ai sovranos («Ogni giorno sto attento a indossare la mascherina e intanto Conte sta facendo entrare 15mila clandestini che vanno in giro a sputazzare e infettare l’Italia»), a una retorica quasi pauperista: «La sinistra conosce più banchieri che operai».
Così guai a lanciare messaggi cospirazionisti in una regione in cui la gestione della pandemia, sempre a stare ai sondaggi, è giudicata positiva dalla maggioranza dei cittadini. «Mi raccomando mascherine e distanziamento, facciamo attenzione», avverte il deputato Edoardo Ziello a Tirrenia, dove all’ingresso della piazzetta hanno piazzato due attivisti con i termoscanner a misurare la febbre a chi entra. Insomma, nella Zielloland niente derive da gilet arancio. E in una settimana, da leader che occhieggia ai negazionisti e partecipa al convegno con Sgarbi e rifiuta di indossare protezioni, Salvini si fa covidista. E che la caccia a sinistra sia una strategia lo dimostrano anche alcune candidature, vedi quella dei medici anti-Rossi come Gianna Gambaccini, assessora a Pisa e neurologa famosa per aver raccontato di «essere stata iscritta al Pd ed esserne fuggita schifata» o Fausto Trivella, primario a Lucca sospeso dall’Asl per un post critico contro il governatore.
Infine, Eugenio Giani, l’avversario. Che qui è una specie di pungiball. Salvini e Ceccardi fanno a gara. Lui lo prende in giro e racconta che «stamani si è imbucato all’inaugurazione di una pista ciclabile a Pisa, ho dovuto riprendere il sindaco Conti». Lei ricorda che «ero appena nata e lui distribuiva volantini nell’89 in cui prometteva l’aeroporto di Firenze».
Poi, certo, a volte qualcuno sfugge al canovaccio. Tipo Daniele Belotti, voluto dal capo come commissario del partito in Toscana. Solo che è bergamasco, ultrà atalantino, uno stile Pontida. «Possiamo liberare la Toscana da un dominio comunista che dura da 50 anni e chi ha rotto i coglioni», grida che con la giugulare gonfia come un pallone mentre scorre la colonna sonora dei Pirati dei Caraibi come sottofondo alla sfilata dei candidati. Che in fondo correre nella Lega in Toscana è anche un po’ da corsari. E un po’ piratesco torna pure Salvini, che accusa Conte di «comportamento criminale» su zone rosse e lockdown. «Vede, lui è un trascinatore – dice Franco Chiarugi, militante pisano – ma un po’ di piccole cazzate le ha fatte, da Bibbiano al citofono. Dovrebbe prendere un po’ più esempio dalla Meloni, che invece mi pare più preparata». E forse, chissà, temono i sovrsanos, magari è pure più sociale, operaia.
