MODENA Un altro caso di multa contestata a Seta. L’ennesimo, e non c’è da stupirsi, dal momento che le modalità sono sempre le stesse: obliteratrice non funzionante per evitare assembramenti e chi sale sul bus che deve vidimare di sua iniziativa con una penna il proprio biglietto. Chi lo sa? Praticamente nessuno: «L’avviso è scritto in piccolo in mezzo a tutte le comunicazioni sul distanziamento Covid e non puoi stare lì a leggere perché devi subito andarti a sedere. Chi lo sapeva che dovevo scriverci sopra? In autobus con me non lo sapeva nessuno, così mi hanno multato».
È arrabbiata Mimma S., 55 anni, siciliana residente a Modena: «Mi hanno dato la multa sostenendo che dovevo conoscere il contenuto di quell’avviso. Ma quell’avviso era attaccato sulla porta di ingresso del bus. Non mi ero neanche accorta che c’era. Quindi si poteva leggere forse per due o tre secondi perché mentre si aprivano gli sportelli scompariva. Invece mi hanno voluto multare e hanno rigettato anche il mio reclamo dicendo che in quell’avviso c’era scritto tutto. Credo proprio di non essere stata l’unica a venire multata per questo motivo». Infatti è l’ennesima segnalazione che pubblichiamo: Seta non ha mai fatto marcia indietro su queste modalità.
Ripete di aver preso una multa ingiusta causata da una serie di errori di comunicazione di Seta e di non essere neppure stata ascoltata al momento del ricorso, come aveva scritto sula lettera inviata all’azienda pubblica di trasporti. Per questo motivo e per aver aspettato troppo perché non sa scrivere la email («ho dovuto aspettare che arrivasse mio fratello e la scrivesse lui, purtroppo non so usare il computer»), la multa è passata da 66,50 euro – quella iniziale, se pagata entro i primi cinque giorni – a 279 euro.
Mimma racconta la sua disavventura: «Dopo il lockdown sono uscita da casa, in zona via Cucchiari, con un biglietto di Seta in mano. Vado a prendere il bus della Linea 1 in via Puccini, salgo e mi dirigo alla obliteratrice. Ma la macchinetta è circondata dal nastro bianco e rosso, provo a infilare ma non si riesce a raggiungere. Insomma, non potevo convalidare il biglietto. Così mi sono messa a sedere e ho chiesto a una signora vicina cose si poteva fare, ma lei aveva comperato a terra il biglietto con i soldi. A tutto questo si aggiungeva che i vetri del bus erano tappezzati di avvisi e note per il lockdown e le misure di sicurezza».
Alla fermata successiva, sempre in via Puccini, salgono due controllori. «Uno mi chiede il biglietto - spiega Mimma - “Me lo timbra lei’”, gli chiedo. “Non è timbrato”, mi fa. “Lei doveva timbrarlo”. “La macchinetta non si raggiunge, guardi”. “E allora ci doveva scrivere a penna data e ora”. Ma io non lo sapevo! – esclama la viaggiatrice – allora il controllore mi dice che era tutto scritto in quell’avviso che dovevo leggere mentre salivo. Per leggerlo avrei avuto pochi secondi e poi non era spiegato nelle prime righe. Niente da fare, si è seduto distante e si è messo a scrivere. Pensavo che me lo compilasse lui. Invece è tornato con un verbale di multa da 66,50 euro».
Infuriata, Mimma torna a casa e decide di contestare quella multa che ritiene ingiusta. Ma scopre che si può fare scrivendo una email a Seta. «Non so scrivere una email. Un mio fratello sarebbe arrivato a giorni dalla Sicilia e infatti ci ha pensato lui. Ma sono passati giorni e la multa ha iniziato a salire e salire. Avevo chiesto di poter parlare e invece mi hanno solo detto che c’era quell’avviso sulla porta e che addirittura mi sarei rifiutata di firmare il verbale». —
C.G.
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